Costruire una solidarietà globale

16/11/2023

La proposta “Costruire una solidarietà globale per l’abolizione del nucleare” inviata alle Nazioni Unite l’8 settembre 2009 dal presidente della Soka Gakkai internazionale Daisaku Ikeda rappresenta uno degli atti fondativi della campagna Senzatomica. Tale scritto si basa a sua volta sulla dichiarazione del secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda che, l’8 settembre 1957, davanti a cinquantamila giovani, dichiarò la sua ferma opposizione alle armi nucleari e a tutte le argomentazioni che ne giustificano l’esistenza.

Dalla pubblicazione della traduzione italiana della proposta di Daisaku Ikeda (gennaio 2010) alla nascita della campagna Senzatomica (febbraio 2011) passò poco più di un anno: questo scritto innescò una miccia nel cuore di tanti giovani che esplose in un’ondata di impegno e determinazione affinché l’opinione pubblica italiana maturasse consapevolezza in merito alla minaccia delle armi nucleari. Di lì a poco, a Firenze, venne organizzata la prima edizione della mostra multimediale “Senzatomica, trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”. Negli anni successivi, la mostra ha girato 70 città italiane ed è stata visitata da oltre 365000 persone di cui più del 40% studenti e studentesse delle scuole elementari, medie e superiori rendendo la campagna Senzatomica uno dei principali movimenti per il disarmo nucleare in Italia. Infine, a novembre del 2023 viene presentata la nuova mostra, completamente aggiornata rispetto alle innumerevoli novità riguardanti il tema del disarmo nucleare che hanno caratterizzato l’ultimo decennio.

Credits: Giulia Haridon 2023

 

Per far comprendere come la proposta “Costruire una solidarietà globale per l’abolizione del nucleare” sia stata estremamente determinante per lo sviluppo della campagna, è importante riassumerne gli aspetti più rilevanti tenendo conto di ciò che è successo dal 2009 ad oggi. Infatti, per quanto l’approvazione del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW, luglio 2017), la sua successiva entrata in vigore (gennaio 2021) e lo scoppio della guerra in Ucraina (febbraio 2022) abbiano sostanzialmente cambiato sia l’approccio dei vari Stati sia la percezione dell’opinione pubblica internazionale rispetto ai temi del disarmo nucleare, la proposta del 2009 di Daisaku Ikeda contiene ancora molte riflessioni e tesi perfettamente attuali.

L’incipit stesso della proposta esprime un elemento caratterizzante della campagna Senzatomica:

“Se le armi nucleari sono la massima rappresentazione delle forze in grado di dividere e distruggere il mondo, esse possono essere neutralizzate solo dalla solidarietà dei cittadini comuni, che ha il potere di fare della speranza una forza irresistibile che trasforma la storia.”

Se pensiamo a come la campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) e Senzatomica hanno agito e agiscono tuttora, possiamo riconoscere il ruolo di primo piano che viene dato ai cittadini comuni. Tutte le azioni di advocacy che hanno permesso, a livello internazionale, di approvare il TPNW e, a livello nazionale, di organizzare la mostra col patrocinio di molte città italiane, hanno sempre avuto alla base il sostegno pratico (grazie a tutti/e i/le volontari/e coinvolti/e) e di opinione (grazie a tutte le raccolte firme portate avanti con l’obiettivo di creare una Convenzione che proibisse le armi nucleari) di persone comuni che si sono attivate grazie ad una maggiore consapevolezza sul tema del disarmo nucleare.

La proposta prosegue con una riflessione sul modo in cui siamo gradualmente diventati indifferenti all’idea di coesistere con arsenali nucleari potenzialmente in grado di cancellare la vita umana sulla terra. Al giorno d’oggi, la maggior parte degli esseri umani è cresciuta e si è formata in un momento storico in cui il paradigma della deterrenza nucleare era già consolidato. L’idea che il presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda propone per contrastare questo tipo di assuefazione consiste nel “ripercorrere i dilemmi e i dubbi che attanagliarono gli scienziati che lavoravano allo sviluppo delle prime armi nucleari, ed esaminare i modi in cui le persone hanno riflettuto su tali ordigni nel corso degli anni”.

Forse oggi ancor più che nel 2009, gli ammonimenti dei pionieri della scienza contenuti in documenti quali il manifesto Russell-Einstein e rappresentati dall’orologio dell’Apocalisse ci appaiono estremamente lungimiranti. La rottura del tabù nucleare in merito alla guerra in corso in Ucraina ha infatti riportato queste tematiche sulle prime pagine dei giornali. Conoscere il pensiero degli scienziati che vissero gli albori dell’era nucleare può permetterci di leggere il presente con meno emotività e maggiore spirito di iniziativa.

Una volta evidenziata l’importanza di queste testimonianze, Ikeda passa ad esaminare tre temi di particolare rilevanza espressi nella dichiarazione di Josei Toda, secondo presidente della Soka Gakkai, del 1957.

Il primo tema

è la necessità di una trasformazione della consapevolezza dei dirigenti politici. Esso si sviluppa essenzialmente come “una straordinaria condanna dell’egoismo delle nazioni che sta alla base dell’impulso a sviluppare e possedere armi nucleari. ”. Ikeda fa notare come nel discorso di Toda si possa leggere un’aspra critica al meccanismo della deterrenza nucleare in quanto fondata sulla “disposizione fredda e inumana a sacrificare un grande numero di persone per ottenere la propria sicurezza personale o il predominio.” Tramite le sue dichiarazioni, Toda voleva far riflettere i dirigenti politici sugli atteggiamenti mentali con i quali giustificavano e portavano avanti le loro politiche incentrate sulla deterrenza.

 

Il secondo tema

della dichiarazione di Toda riguarda il bisogno di una visione chiaramente condivisa relativa alla messa al bando delle armi nucleari. Toda usa parole molto forti arrivando ad invocare la pena di morte per coloro che si dovessero rendere responsabili dell’utilizzo di una bomba atomica. Nella proposta del 2009, e in molti altri suoi scritti, Ikeda analizza minuziosamente le motivazioni che hanno portato un leader buddista come Toda ad usare un linguaggio così forte. In estrema sintesi, le parole di Toda non vanno intese come una proposta concreta ma come un espediente comunicativo per affermare con forza che l’utilizzo di armi nucleari andrebbe considerato come il più efferato dei crimini contro l’umanità. In sostanza, l’obiettivo di Toda era quello di sradicare il pensiero per cui le armi nucleari possono essere giustificate come un male necessario. Ikeda mette in luce questa prospettiva scrivendo:

“Finché permane l’idea secondo la quale è possibile distinguere tra armi nucleari “buone” e “cattive”, qualunque tentativo di rafforzare il regime di non proliferazione mancherà di legittimità e di forza di persuasione. La dichiarazione di Toda pone in grande rilievo tale questione critica.”

In tal senso avere una visione condivisa sull’assoluta inammissibilità dell’uso delle armi nucleari rappresenta un presupposto fondamentale per la loro messa al bando. I recenti sviluppi della guerra in Ucraina possono farci riflettere su quanto ognuno di noi riesca ad abbracciare in modo sincero questa visione condivisa.

Il terzo tema

messo in luce da Ikeda riguarda infine la necessità di realizzare una “sicurezza umana” su scala globale. Secondo Ikeda gli “artigli che si celano nelle estreme profondità di simili ordigni” di cui parla Toda nel suo discorso “rappresentano ogni concetto di sicurezza fondato sulla sofferenza e il sacrificio dei cittadini comuni.” A questa idea di sicurezza viene contrapposto un approccio differente definito “sicurezza umana” il quale “considera quale base necessaria per la stabilità e la pace alleviare la sofferenza ed eliminare l’infelicità dalla vita di ogni individuo.

Quanto detto finora rappresenta il punto di partenza da cui Ikeda progetta un possibile percorso per arrivare all’eliminazione delle armi nucleari. Il resto della sua proposta è quasi interamente dedicato all’esposizione di tale progetto. Esso viene suddiviso in cinque parti che riassumiamo qui di seguito mettendone in risalto gli aspetti che hanno avuto più rilevanza negli anni successivi e/o che risultano tuttora attuali.

1.

Stipulare una dichiarazione d’impegno, da parte dei cinque Stati che hanno dichiarato di possedere armamenti nucleari, per una visione comune di un mondo senza armi nucleari.

Ikeda propose di annunciarla durante la Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) del 2010, così da intraprendere subito passi concreti per realizzarla, ed, in effetti, questo accordo di salvaguardia fu siglato.

2.

Costituire un gruppo di esperti di abolizione del nucleare come organo di consulenza del Segretario Generale delle Nazioni Unite, rafforzando le relazioni di collaborazione con la società civile nel processo di disarmo.

Questo punto è ancora molto attuale in quanto l’art. 4, comma 6 del TPNW prevede proprio che gli Stati parte designino un’autorità internazionale competente per monitorare la corretta implementazione del Trattato, coordinandosi col Segretario Generale dell’ONU.

3.

Rimuovere gli ostacoli all’eliminazione delle armi nucleari (entro l’anno 2015), rafforzando i meccanismi di non proliferazione.

 

4.

Ridurre il ruolo delle armi nucleari nella sicurezza nazionale e proseguire su scala globale verso la costituzione di accordi di sicurezza non basati sulle armi nucleari (entro l’anno 2015).

 

5.

Una chiara manifestazione di volontà, da parte della popolazione mondiale, di messa al bando delle armi nucleari e stabilire, entro l’anno 2015, la regola internazionale che costituirà la base per una Convenzione sulle armi nucleari (NWC, Nuclear Weapons Convention). È importante sottolineare che questo punto ha visto la sua concretizzazione con l’approvazione e l’entrata in vigore del TPNW.

Dopo aver dettagliato i cinque punti, Daisaku Ikeda scrive: «Se vogliamo lasciarci alle spalle l’era del terrore nucleare dobbiamo combattere contro il vero “nemico”. Quel nemico non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli Stati che le possiedono o le costruiscono. Il vero nemico da affrontare è il modo di pensare che giustifica le armi nucleari: l’esser pronti ad annientare gli altri qualora essi siano considerati una minaccia o un intralcio alla realizzazione dei propri interessi».

Credits: Getty Images

 

A conclusione della proposta, Daisaku Ikeda suggerisce che il reale significato del raggiungimento di un mondo libero dalle armi nucleari non si limita affatto alla loro eliminazione fisica. Piuttosto, coinvolge la trasformazione della vera natura degli Stati e delle relazioni tra Stati. 

Albert Einstein insisteva sul fatto che dovremmo affrontare la questione degli armamenti nucleari nello stesso modo in cui agiremmo «se un’epidemia di peste bubbonica stesse minacciando il mondo intero». In simili circostanze, sosteneva Einstein, gli Stati «difficilmente solleverebbero obiezioni serie, acconsentendo piuttosto velocemente alle misure da prendere» e sicuramente «non penserebbero mai di cercare di gestire l’argomento in modo tale da risparmiare la propria nazione mentre quella accanto viene decimata».[1]

Infine, Ikeda dichiara che le cinque proposte che ha presentato in precedenza, sono tutte radicate nel concetto di Makiguchi di competizione umanitaria, in cui «facendo del bene agli altri se ne fa anche a se stessi».[2] Nelle righe finali della proposta, Ikeda affida nuovamente ai giovani le redini di questa missione: «Ciò che serve è il coraggio di intraprendere un’azione. È la passione dei giovani che diffonde la fiamma del coraggio nella società».

[1] Albert Einstein, Out of My Later Years. Philosophical Library, New York, 1965, p. 204; cfr. Pensieri degli anni difficili, Boringhieri.
[2] Tsunesaburo Makiguchi, Makiguchi Tsunesaburo zenshu (Opere complete di Tsunesaburo Makiguchi), Daisan Bunmeisha, Tokyo, 1981-97, vol. 2, p. 399.