La deterrenza nucleare durante la Guerra Fredda

16/02/2011

Durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno fabbricato e reso operativo un enorme quantitativo di armi nucleari, esponendo costantemente il mondo al rischio della scomparsa del genere umano a causa di una guerra nucleare. Ciascuna delle due superpotenze riteneva che proprio il possesso di queste terribili armi potesse garantire la pace. Si facevano forti della teoria della cosiddetta deterrenza nucleare, basata a sua volta sul concetto di “Distruzione Reciproca Garantita” (in inglese MAD, Mutual Assured Destruction) secondo la quale, se due schieramenti contrapposti possiedono delle armi nucleari, ogni utilizzo di simili ordigni da parte di uno dei due finirebbe nella distruzione sia dell’attaccante che dell’attaccato. Si crea così un clima di paura in cui nessuno dei due nemici può permettersi di far scoppiare una guerra nucleare. 

Ma il semplice possesso delle armi nucleari ha ugualmente esposto la popolazione mondiale a innumerevoli rischi, a causa, per esempio, della radioattività sprigionata soprattutto durante i test.  Fino al 1996, anno della loro messa al bando, essi sono stati circa uno a settimana per cinquant’anni.

L’India, il Pakistan e la Corea del Nord hanno continuato i loro test anche dopo quella data. Si calcola che la radioattività prodotta solo dai test nucleari condotti nell’atmosfera (almeno 500 solo dal 1945 al 1980) abbia compromesso finora la salute di oltre 15 milioni di persone. Numerosi sono stati anche gli incidenti che hanno portato a deflagrazioni non nucleari di bombe atomiche, di cui circa venti estremamente gravi. Il 17 gennaio 1967, per esempio, un B-52 statunitense con a bordo quattro bombe all’idrogeno è entrato in collisione con un aereo cisterna durante il rifornimento in volo nei cieli della Spagna. I due aerei sono precipitati e tre bombe sono cadute nei pressi di Palomares, un povero villaggio di contadini vicino alla costa, mentre la quarta è finita in mare. L’esplosivo convenzionale che faceva da innesco a due delle tre bombe, nell’impatto col suolo, è detonato, spargendo su una vasta area plutonio e altro materiale radioattivo che hanno contaminato il suolo, la vegetazione e i contadini. Non ci sono stati morti accertati, ma ancora oggi quelle zone sono radioattive e la gente continua a coltivare la terra, senza sapere a che cosa va incontro. (M. Dinucci, Il potere nucleare, storia di una follia da Hiroshima al 2015, Fazi,  Roma 2003).

Nel 1961 un B-52 che trasportava due bombe nucleari si schiantò vicino a Goldsboro, nella Carolina del Nord: l’impatto fece esplodere l’esplosivo convenzionale di innesco in una delle bombe, e attivò tutti i restanti meccanismi di sicurezza meno uno. Solo un unico “interruttore” ha impedito alla bomba di detonare e di spargere fuoco e distruzione sopra un’ampia area. Tuttavia il nucleo della bomba costituito da uranio altamente arricchito non fu mai ritrovato. Allo scopo di prevenire qualsiasi scoperta della parte persa della bomba, l’aviazione acquistò il diritto d’uso dell’area in modo da vincolare alla propria autorizzazione eventuali permessi di costruzione o scavo nell’area stessa.

Il sistema della deterrenza nucleare non ha affatto garantito la pace, ma, al contrario, la tensione tra i due schieramenti ha causato ugualmente delle guerre. Si tratta di conflitti armati, come, tra le altre,  la guerra di Corea (1959), la guerra del Vietnam (1962) e l’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979); di conflitti indiretti, cioè contro nazioni che le due superpotenze armavano o sovvenzionavano; e di conflitti ancora più sotterranei, consumati attraverso atti di spionaggio, con la conseguenza di uccisioni di individui delle rispettive compagini perpetrate dai servizi segreti. 

Nel 1962, inoltre, con la Crisi dei missili a Cuba si è rischiata una vera e propria guerra nucleare. Durante il blocco navale dell’isola effettuato dagli USA, la superpotenza aveva preparato al lancio verso l’URSS oltre 130 missili balistici intercontinentali. L’umanità si è trovata a un passo dalla distruzione quando, all’ultimo momento, il presidente americano Kennedy ha trovato l’accordo con il presidente russo Krusciov. In quell’occasione non è stata certo la deterrenza a salvare il mondo, ma l’azione di due uomini che, a un passo dal baratro, hanno ricordato quella loro umanità proprio come auspicato da Russell e Einstein nel loro celebre Manifesto.  Lo stesso Kennedy, in un discorso tenuto all’ONU qualche mese prima, aveva dichiarato: «Ogni uomo, donna e bambino vive sotto una spada di Damocle nucleare, appesa ai più esili fili, in grado di essere tagliati in qualsiasi momento, per incidente, errore o follia. Le armi nucleari devono essere eliminate prima che esse elimino noi» (M. Gorbaciov e D. Ikeda, Le nostre vie si incontrano all’orizzonte, Sperling & Kupfer Editori, Milano 2000).