Sicurezza umana

16/02/2011

a cura di Randy Rydell

I concetti di “sicurezza umana” e di “disarmo nucleare” hanno molto in comune. I problemi concernenti la sicurezza umana sono impliciti già nelle prime parole della Carta delle Nazioni Unite, “noi, i popoli”, e l’attenzione delle Nazioni Unite al benessere dei singoli esseri umani contribuisce da tempo a definirne la vera identità in quanto istituzione, unitamente al suo lavoro per il disarmo. Inoltre entrambi i concetti sono da considerare come “lavori in corso”, dato che c’è ancora molto da fare in entrambi i settori.

La prima risoluzione adottata dall’Assemblea Generale, nel gennaio 1946, ha fissato come obiettivo  l’eliminazione di tutte le armi nucleari e altre armi “adattabili alla distruzione di massa”. Nel 1959 l’Assemblea Generale ha posto all’ordine del giorno “il disarmo generale e completo sotto l’effettivo controllo internazionale“: un obiettivo che accomuna l’eliminazione di tutte le armi di distruzione di massa e la limitazione delle armi convenzionali. Da allora questo è diventato “l’obiettivo ultimo” dell’ONU ed è anche l’obiettivo di una dozzina di trattati multilaterali.

È stato fatto molto. Gli arsenali nucleari globali sono scesi a circa un terzo dei loro livelli del 1986. Alcuni siti di esperimenti nucleari sono stati chiusi, così come alcuni impianti per la produzione di materiale fissile da usare per le armi nucleari. Alcune armi più datate sono state ritirate e smantellate. Alcune limitazioni sono state concordate nella distribuzione di forze offensive strategiche nucleari della Federazione Russa e degli Stati Uniti. Inoltre, 190 Stati hanno aderito al Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP), che ora conta quasi lo stesso numero di sottoscrittori della Carta delle Nazioni Unite.

Eppure rimane ancora molto da fare. Esistono ancora più di 20.000 armi nucleari. Sono attualmente in corso piani elaborati che spaziano nei prossimi decenni per mantenere o migliorare gli arsenali esistenti, mentre non ci sono piani analoghi per realizzare il disarmo, né sono state stabilite agenzie nazionali per la loro attuazione. Sono inoltre in fase di sviluppo nuovi sistemi di lancio di armi nucleari. La deterrenza nucleare persiste come dottrina di sicurezza in almeno otto Stati, e in decine di altri in quanto membri delle alleanze nucleari. Il Trattato Globale sulla messa al Bando degli Esperimenti Nucleari non è ancora entrato in vigore, e le trattative su un accordo concernente il materiale fissile non sono ancora iniziate. Mentre il sostegno per la conclusione di una Convenzione Mondiale sulle Armi Nucleari è in crescita, non ci sono tuttavia segnali che i negoziati inizieranno in tempi brevi. Ad oggi, non è ancora stata distrutta nemmeno un’arma nucleare sotto verifica internazionale a seguito di un obbligo di un trattato. 

Le speranze di progresso dipendono dalla capacità degli Stati con i maggiori arsenali nucleari di fare da guida in questo processo, dagli sforzi compiuti dalla comunità diplomatica del resto del mondo, e dalla società civile. Ed è qui che una particolare attenzione sulla sicurezza umana può forse aiutare a rivitalizzare questo progresso. 

Affinché si verifichi il disarmo, gli Stati dovrebbero comprendere che questo migliorerebbe proprio la loro stessa sicurezza. Mentre la sicurezza umana non ha scalzato “la sicurezza dello Stato” come paradigma dominante decisionale, è anche vero che le percezioni degli Stati possono essere influenzate dalle persistenti opinioni espresse dalla comunità internazionale e dalla società civile, specialmente quando queste due si muovono insieme. 

Negli ultimi anni tali osservazioni, che sottolineano i temi della sicurezza umana, hanno raggiunto alcuni notevoli risultati in un certo numero di settori. Sulla base di tali argomentazioni, coalizioni di stati e di gruppi della società civile hanno ricoperto un ruolo chiave nella conclusione di trattati per la messa al bando di mine antiuomo, di munizioni a grappolo, e nella creazione di una Corte Penale Internazionale. 

Nel campo nucleare, un recente cenno di questo cambiamento di pensiero si è visto alla conferenza di revisione del TNP del 2010, che ha riconosciuto ufficialmente “le catastrofiche conseguenze umanitarie di qualsiasi utilizzo delle armi nucleari”, ribadendo inoltre “la necessità per tutti gli Stati in ogni momento di conformarsi al diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario”. 

Sebbene alcuni Stati ancora sostengano che sia legale usare le armi nucleari, il supporto al punto di vista alternativo della sicurezza umana si sta diffondendo più velocemente della stessa bomba. Se questo porterà o meno ad un completo “cambio di paradigma”, dipenderà dall’esito del processo dinamico di impegno che coinvolge gli Stati dotati di armi nucleari, quelli non dotati di armi nucleari, e la società civile. È certamente possibile che questo processo possa contribuire a orientare il mondo verso una realtà senza armi nucleari. 

Dopo tutto, il disarmo nucleare è il mezzo più efficace per prevenire l’uso di armi nucleari. Non è solo la cosa giusta da fare, sia moralmente che legalmente, ma anche la più funzionale. Soddisfacendo le norme concordate a livello multilaterale di verifica, trasparenza e irreversibilità, il disarmo nucleare è più affidabile della deterrenza nucleare, dato che la deterrenza comporta rischi di uso intenzionale, incidenti, errori di calcolo e minacce alla sicurezza da sabotaggi e attacchi terroristici. 

Rimane una questione fondamentale: l’alba di una “cultura della pace” a livello mondiale è una precondizione affinché si verifichi il disarmo nucleare?

Il mondo deve prima risolvere tutte le dispute regionali, eliminare la minaccia di tutti i conflitti armati, impedire qualsiasi possibilità di atti terroristici, risolvere il problema della guerra, e raggiungere la giustizia sociale ed economica per l’umanità, il tutto come precondizioni per il disarmo nucleare?

No. Questo non farebbe che ritardare sine die la realizzazione del disarmo e dei vantaggi che offre per la sicurezza umana. Il disarmo nucleare eliminerà la più grave minaccia delle armi verso la civiltà sulla Terra. Può anche aiutare a liberare risorse finanziarie e tecnologiche per soddisfare gli impellenti bisogni umani in tutto il mondo. Si dovrebbe pertanto considerarlo non solo come una conseguenza, ma anche una causa ispiratrice di più ampi sforzi per far progredire la sicurezza umana. 

Come quadro di riferimento per la politica, i difensori della sicurezza umana possono segnalare che gli esseri umani sono i beneficiari finali del disarmo nucleare, e questo dovrebbe contribuire a ispirare gruppi della società civile enormemente diversi tra loro a lavorare in tale direzione. 

Questa mostra, Senzatomica, e il lavoro dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, indirizzano il mondo nella giusta direzione: verso un mondo più sicuro e più giusto per tutti, un mondo senza armi nucleari, e un mondo dedicato al soddisfacimento dei bisogni fondamentali dell’uomo, che non comprendono la necessità di armi nucleari.

Randy Rydell

 

Randy Rydell è Senior Officer per gli Affari Politici dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante per il Disarmo presso le Nazioni Unite. Ha prestato servizio dal gennaio 2005 al giugno 2006 come Consigliere Senior e Direttore del Rapporto della Commissione sulle Armi di Distruzione di Massa (Blix Commission) e come Membro Senior presso la Arms Control Association di Washington, DC.

Ha fatto parte del Segretariato delle Nazioni Unite nel 1998, dove ha servito come consigliere del Sottosegretario Generale Jayantha Dhanapala e dei suoi successori, gli ambasciatori Nobuyasu Abe e Nobuaki Tanaka. Ha anche lavorato come Segretario del Comitato Consultivo sulle Questioni di Disarmo del Segretario Generale (2001) e come Visiting Lecturer presso la Princeton University’s Woodrow Wilson School (1998-2010).

Insignito del premio “Unsung Heroes”, del Centro Studi per la non proliferazione, Monterey Institute for International Studies, nel 2009.

Rydell ha lavorato per il senatore John Glenn tra il 1987 e il 1998 come membro (Professional Staff) della commissione per gli affari governativi del Senato degli Stati Uniti. Ha contribuito alla stesura e alla successiva promulgazione del Nuclear Proliferation Prevention Act del 1994 e di altre normative. Ha lavorato anche come  membro del personale dell’osservatorio del Senato sul controllo delle armi.

Dal 1980 al 1986 è stato analista di politica internazionale presso il Lawrence Livermore National Laboratory, dove ha studiato il problema della diffusione globale delle armi nucleari.