Hiroshima e Nagasaki

16/02/2011

All’inizio fu facile per gli scienziati giustificare il proprio operato: bisognava battere sul tempo la Germania nella realizzazione della bomba. Ben presto però, divenne evidente che il nemico non stava affatto sviluppando la bomba. La situazione in cui versava la ricerca tedesca venne resa nota a Los Alamos nel 1944, quando trapelarono informazioni dal controspionaggio americano. Inoltre nel maggio del 1945, la Germania si arrese agli alleati. Le giustificazioni ideologiche che avevano guidato fino ad allora gli scienziati del progetto Manhattan vennero improvvisamente a mancare. 

Tuttavia «la maggior parte degli scienziati del Progetto Manhattan continuò a competere come se dall’altra parte ci fosse ancora un credibile avversario» (M. Zucchetti, L’atomo militare e le sue vittime, UTET, Torino 2008). Addirittura dal 1945 il generale Groves, a capo del progetto Manhattan, «era tormentato da un’unica grande paura: che la guerra finisse prima che fosse pronta la sua bomba» (R. Jungk, Gli apprendisti stregoni, Einaudi, Torino 1958). 

Morto Roosevelt, il 12 aprile 1945, spettava al successore Harry Truman la decisione sull’impiego del terribile ordigno. Questi formò un comitato presieduto da Henry Lewis Stimson, affiancato dai quattro maggiori responsabili del Progetto Manhattan: Fermi, Oppenheimer, Compton e Lawrence. Nel giugno 1945, il comitato suggerì al presidente di sganciare la nuova arma su una città giapponese per colpire installazioni militari circondate da case o altre costruzioni facilmente danneggiabili. Quando la notizia trapelò a Los Alamos alcuni scienziati, su iniziativa di Leo Szilard, cercarono di dissuadere il presidente americano dall’usare l’arma atomica contro la popolazione inerme e proposero di impiegarla, unicamente a scopo dimostrativo, in una zona deserta, davanti agli occhi dei rappresentanti delle Nazioni Unite. Ma il loro appello rimase inascoltato. 

La bomba al plutonio fu testata il 16 luglio 1945 nel deserto del Nuovo Messico, a 100 chilometri di Alamogordo.

L’esplosione fu devastante, la bomba liberò un’energia pari a 22 mila tonnellate di tritolo. Si sentì dapprima l’esplosione, la pressione dell’aria colpì violentemente le persone e le cose, e poi quasi immediatamente seguì un fragoroso, interminabile, orribile tuono, «come un presagio del giudizio universale», raccontò il generale Farrell, presente quel giorno. Quando fu comunicato via telegrafo a Truman, che l’esperimento era riuscito, il presidente ordinò lo sgancio della bomba in Giappone.

Per un ulteriore approfondimento leggi anche Erano necessarie le bombe su Hiroshima e Nagasaki?