Le frontiere della scienza fra le due Guerre

16/02/2011

«Bimbi nati in modo soddisfacente»: è il telegramma che ricevette il presidente Truman durante la conferenza di

Potsdam. Il messaggio in codice comunicava la buona riuscita del primo esperimento atomico. Era il 16 luglio del 1945. 

La bomba, testata nel deserto del Nuovo Messico, fu realizzata da un team di scienziati che aveva lavorato in estrema segretezza per oltre due anni. Ma è nel decennio precedente che si posero le basi scientifiche per arrivare a questo risultato. Fino a ridosso degli anni ’40 infatti la fisica nucleare avanzò a passi da gigante, grazie al costante scambio di informazioni tra gli scienziati di Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia. Questi Paesi vantavano dei centri di ricerca di fisica nucleare all’avanguardia. 

In Italia, la punta di diamante era il Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma in via Panisperna, dove lavoravano, tutti insieme, grandi scienziati come Fermi, Segrè, Rasetti, Amaldi, Pontecorvo e Majorana.

Nel 1936 però, questo straordinario gruppo, fu costretto a separarsi a causa delle leggi razziali promulgate da Mussolini. La maggior parte emigrò negli Stati Uniti, Amaldi e Fermi rimasero a Roma. Gli esperimenti di bombardamento con neutroni proseguirono in due città europee: Berlino con Hahn, Strassmann e Meitner; e Parigi con Curie e Joliot. Nel 1938 Enrico Fermi vinse il Premio Nobel per la Fisica. Approfittando del viaggio a Stoccolma per ricevere il riconoscimento, anche lui abbandonò Roma per gli Stati Uniti, perché sua moglie era ebrea.

L’11 febbraio 1939, Lise Meitner pubblicò sulla rivista scientifica Nature, un articolo sotto forma di lettera, nel quale spiegò i fondamenti teorici della fissione, mettendo di fatto le basi per lo sviluppo sperimentale del fenomeno fisico. 

In seguito alla pubblicazione, altri scienziati — tra cui Joseph Rotblat — ripeterono gli esperimenti alla luce dell’interpretazione della Meitner. E scoprirono una cosa ancora più interessante: non solo l’atomo si poteva dividere, ma rilasciava altri neutroni, innescando una reazione a catena. In sé e per sé l’idea non era nuova, era stata addirittura brevettata da Leo Szilard nel 1933. Tuttavia Szilard, non era riuscito a metterla in pratica. Solo nel 1939, dopo aver letto l’articolo della Meitner sulla fissione dell’uranio, fu in grado, insieme a Enrico Fermi e altri, di ripetere l’esperimento e provare la fattibilità di una reazione a catena con l’uranio.