L’imperativo morale di liberare il mondo dalle armi nucleari
10/05/2016
di Daisaku Ikeda
Il Segretario di Stato statunitense John Kerry ha visitato di recente il Museo della Pace di Hiroshima. Ha descritto questa esperienza, che non dimenticherà mai, come “agghiacciante” e “scioccante”, e ha aggiunto che ogni persona al mondo dovrebbe visitare questo monumento alla memoria e avvertirne la potenza.
Il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama, in un discorso tenuto a Praga nel 2009, si appellava a un mondo libero da armi nucleari definendo la loro presenza a tutt’oggi come “il retaggio più pericoloso della Guerra Fredda”. Secondo alcune fonti anche Obama visiterà Hiroshima questo mese, durante il suo viaggio in Giappone in occasione del vertice del G7 che si svolgerà nella zona di Ise-Shima. Spero sinceramente che coglierà questa occasione.
Quest’anno la minaccia della proliferazione nucleare ha destato crescente preoccupazione all’interno della comunità internazionale, specialmente in seguito alla riattivazione di un programma di test nucleari da parte della Corea del Nord. È proprio questo il momento di rinnovare gli sforzi per segnare il cammino verso un mondo libero da armi nucleari e di intraprendere azioni concrete in tale direzione. Sfortunatamente, la conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) dello scorso anno si è conclusa senza il raggiungimento di un consenso, ma nonostante ciò ci sono stati segni di nuovi sviluppi.
Gli Stati che detengono armi nucleari e i loro alleati continuano ad affermare di non avere altra scelta se non quella di mantenere un deterrente nucleare fin quando queste armi esisteranno. Ma la verità è che minacce come quella della proliferazione generano costantemente condizioni tali da poter risolversi in una detonazione o un lancio accidentali.
Qualsiasi utilizzo di armi nucleari in uno scontro ostile produrrebbe conseguenze inimmaginabili, sia rispetto alla quantità di vite perse sia rispetto al numero di persone che soffrirebbero gli effetti postumi. E, certamente, l’utilizzo di una qualsiasi tra le 15.000 armi nucleari dell’arsenale globale potrebbe distruggere in un attimo tutti gli sforzi compiuti dall’umanità per risolvere i problemi che affliggono il pianeta.
Gli Obiettivi di sviluppo del millennio sanciti delle Nazioni Unite, il cui termine di realizzazione prefissato era il 2015, promuovevano un impegno notevole in tematiche quali la riduzione della povertà e il miglioramento della sanità pubblica e dell’igiene. Tale compito sarà portato avanti nel contesto ulteriore degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) che sono stati adottati l’anno scorso. L’esistenza di armi nucleari rischia di neutralizzare tutte queste misure salvavita.
Pur scongiurando l’uso effettivo di armi nucleari, mantenere e ammodernarne gli arsenali farà sì che le disparità che oggi affliggono la società globale graveranno sulle spalle delle generazioni a venire.
Proprio in questo momento si sta svolgendo la seconda sessione dell’Open-ended Working Group (OEWG) presso la sede dell’ONU a Ginevra, al fine di portare avanti negoziati multilaterali per il disarmo nucleare.
È rilevante che la dichiarazione promulgata ad Hiroshima in occasione della recente riunione dei Ministri degli Affari Esteri dei Paesi membri del G7 – gruppo che include tre stati detentori di armi nucleari – faccia riferimento proprio all’OEWG, esprimendo la speranza che attraverso un “dialogo costruttivo ed equilibrato” il gruppo possa incoraggiare la futura cooperazione tra gli stati con e senza armi nucleari.
Spero fortemente che l’OEWG si impegni davvero a discutere in maniera costruttiva al fine di individuare misure efficienti per “il raggiungimento e il mantenimento di un mondo senza armi nucleari”, che è il suo mandato così come definito dall’Assemblea Generale dell’ONU. È di vitale importanza che questi incontri portino a intraprendere negoziazioni che si concludano in un trattato per la messa al bando delle armi nucleari.
Un passo avanti nell’immediato potrebbe essere l’entrata in vigore del Trattato di bando complessivo dei test nucleari (CTBT), firmato circa vent’anni fa. Affinché entri in vigore, è necessario che gli ultimi otto Stati specificati lo ratifichino; ciò creerebbe le condizioni per un mondo libero per sempre dai test nucleari.
In una dichiarazione fatta durante la conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare dello scorso anno, il rappresentante sudafricano ha affermato: “Il disarmo nucleare non è soltanto un obbligo legale internazionale, ma è anche un imperativo morale ed etico”. Queste parole danno voce ai sentimenti condivisi da tutti coloro che vogliono la pace.
All’inizio della sezione dell’OEWG attualmente in corso, la Soka Gakkai Internazionale si è unita ai rappresentanti di altre confessioni religiose nel promulgare una dichiarazione dal titolo “Comunità religiose preoccupate delle conseguenze umanitarie delle armi nucleari”. In essa si legge: “Le armi nucleari sono del tutto incompatibili con i valori sostenuti dalle nostre rispettive tradizioni di fede – il diritto delle persone di vivere in sicurezza e dignità; i dettami della coscienza e della giustizia; il dovere di proteggere i più vulnerabili e di amministrare una gestione del pianeta che lo tuteli per le generazioni future”.
Attualmente molti Paesi hanno iniziato ad avanzare verso il traguardo comune di un mondo libero dalle armi nucleari. Ora c’è bisogno di portare una ventata di energia e rinnovamento a questo movimento, e di costruire un nuovo e potente slancio di cooperazione.
La questione delle armi nucleari non può limitarsi solo al dibattito tra governi e istituzioni. Noi persone comuni impegnate per la pace, che insieme costituiamo la società civile globale, dobbiamo alzare la voce. Dobbiamo esprimere la nostra irremovibile determinazione di portare avanti quei processi che alla fine ci condurranno alla proibizione e all’abolizione di queste armi di sterminio di massa.
Traduzione: Irene Terracina
Pubblicato il 6 maggio 2016 sul quotidiano Japan Times
link all’articolo originale: http://www.japantimes.co.jp/opinion/2016/05/06/commentary/japan-commentary/moral-imperative-ridding-world-nuclear-arms/#.VzHOSWMQPMW