Creiamo un mondo in cui sia garantito a tutti il diritto di vivere con dignità

05/08/2015

Per quanto le cose sembrino cadere a pezzi e i decision-makers di tutto il mondo combattano per trovare vie d’uscita alle molteplici crisi, un eminente filosofo buddista costruttore di pace ha sottolineato la necessità di costruire una “società globale sostenibile” in cui i diritti dei popoli siano protetti e la comunità internazionale accetti un percorso che conduca verso un mondo libero dalle armi nucleari.

In un’intervista esclusiva con IDN, il Presidente della Soka Gakkai Internazionale Daisaku Ikeda ha espresso la speranza che l’adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre serva a “stimolare un nuovo ciclo di reciproci sforzi nel contribuire ad un mondo libero dall’inutile sofferenza”.

Segue intervista completa:

IDN: Nella proposta di pace del 2015, lei ha sottolineato: “L’urgente necessità di un’azione condivisa al fine di eliminare la parola miseria dal lessico umano”. In particolare, ci sta richiamando all’azione comune per (a) “proteggere i diritti umani dei rifugiati, degli sfollati e dei migranti internazionali”, (b) per “la realizzazione di un mondo senza armi nucleari”, e (c) per “la costruzione di una società globale sostenibile”. Vede alcun segno di volontà della comunità internazionale a intraprendere tale sforzo? Come pensa che la comunità internazionale possa essere incoraggiata ad affrontare questo compito ambizioso?

Daisaku Ikeda: È vero che sono tutte sfide formidabili e sconfortanti. Ma d’altra parte ognuna di queste è un compito che deve essere affrontato se vogliamo creare un mondo che garantisca a tutte le persone il diritto di vivere e di vivere dignitosamente.

Molte persone in tutto il mondo, tra cui i leader politici, ora condividono il senso di crisi per cui lo stato delle cose non può più essere lasciato così com’è, sia in relazione alla questione delle armi nucleari che al cambiamento climatico. Eppure questo senso di crisi non sembra tradursi in un’azione comune necessaria. È nella natura degli stati sovrani tendere a essere preda dell’inerzia, a proteggersi dal cambiare rotta e lavorare con gli altri stati fino a quando non si trovano di fronte a pericoli imminenti. Così si getta una pesante cappa sopra ai nostri sforzi per affrontare le sfide che si presentano.

Può sembrare paradossale, ma credo che queste tre sfide possano infatti servire come base per la costruzione di una solidarietà globale.

Qualsiasi dibattito, sia che si tratti di armi nucleari o del cambiamento climatico, fino a quando avrà come punto di partenza il dover rispondere alle minacce poste agli interessi nazionali, inevitabilmente sarà concentrato sul fatto che ciascun paese cercherà di minimizzare i cambiamenti politici e ogni obbligo che ne derivi.  Diversamente, se l’obiettivo diventa rispondere alle esigenze degli individui esposti all’eventualità di un danno irreparabile, sicuramente si potrà ottenere un progresso.

Al fine di risolvere queste e altre sfide, abbiamo bisogno di sollecitare con urgenza i paesi che sono riluttanti a intraprendere azioni umanitarie condivise per rendere tali preoccupazioni il centro delle loro politiche. La forza trainante di questo richiamo deve essere la solidarietà della popolazione mondiale che richiede che tutte le persone in tutto il mondo siano in grado di godere delle benedizioni della vita e della sua dignità.

La SGI continuerà questi sforzi per ampliare il campo di azioni condivise, lavorando con persone e gruppi che la pensano allo stesso modo per dare espressioni effettive alle energie della società civile.

 

La difesa dei diritti umani dei rifugiati e dei migranti

IDN: Quali iniziative pratiche ha previsto lei e la SGI al fine di mobilitare il sostegno per la difesa dei diritti umani dei rifugiati, sfollati e migranti internazionali?

Daisaku Ikeda: In primo luogo, la SGI è stata impegnata in una serie di attività per sostenere l’iniziativa Human Rights Up Front lanciata dalle Nazioni Unite due anni fa. Tragedie recenti, come il capovolgimento di una barca che trasportava i rifugiati nel Mediterraneo, sottolineano la necessità pressante per la società internazionale di proteggere i rifugiati e i loro diritti umani.

Uno dei principali obiettivi delle nostre attività è stato l’educazione ai diritti umani. Il comitato rappresentante della SGI ha presieduto l’ONG Working Group for Human Rights Education and Learning di Ginevra che è stato coinvolto nel lavoro di stesura della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’educazione e la formazione ai diritti umani, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2011.

Nel 2012, la SGI si è unita con Human Rights Education Associates (HREA) e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) per produrre il DVD didattico “Un percorso verso la dignità: il potere dell’Educazione ai Diritti Umani”. Dall’esperienza e dall’apprendimento derivati da tale impegno, abbiamo intenzione di continuare a sostenere le iniziative delle Nazioni Unite in questo campo, in particolare attraverso gli sforzi educativi.

Inoltre, in aggiunta all’ovvia necessità di rafforzare le strutture che proteggono la dignità della vita di coloro che sono diventati rifugiati, dobbiamo pensare a come tali persone possano essere incoraggiate a svolgere un ruolo attivo nel migliorare la resilienza. Questo è un punto che ho sottolineato in molte occasioni. L’11 marzo, 2011, il disastro del terremoto e dello tsunami in Giappone, come molte altre catastrofi naturali, ha afflitto la gente di tutto il mondo, e ci ha riportato nettamente all’importanza dell’empowerment.

Se guardiamo al Summit Umanitario Mondiale che si terrà a Istanbul, in Turchia, nel maggio del 2016, è fondamentale riposizionare l’empowerment al centro delle nostre risposte ai disastri naturali, alla situazione dei rifugiati e alle altre forme di crisi umanitaria. Sulla base di questo impegno per l’empowerment, i membri della SGI e le organizzazioni stanno lavorando giorno per giorno per migliorare la resilienza delle loro comunità locali.

Negli ultimi anni, le catastrofi naturali e il degrado ambientale, oltre alle cause politiche ed economiche, sono diventate un fattore importante che ha portato le persone a diventare rifugiati e senzatetto. L’ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha  anche iniziato un’attività a beneficio delle persone sfollate a seguito di disastri naturali e ha espresso le aspettative per il ruolo svolto da organismi incentrati sulla fede (FBOs – faith based organizations) a questo proposito.

Noi continueremo a esercitare la condivisione delle informazioni e l’apprendimento reciproco con altre FBO al fine di creare un movimento della società civile più ampio basato sull’empowerment e la resilienza sociale.

 

Un mondo libero dalle armi nucleari

IDN: È soddisfatto dei progressi compiuti verso la realizzazione di un mondo libero dalle armi nucleari? Le sembra che gli stati possessori di armi nucleari – i P5 ed altri – stiano dando ascolto all’opinione pubblica internazionale in crescita per l’abolizione delle armi nucleari?

Daisaku Ikeda: Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere la situazione di stallo e la mancanza di reali progressi negli ultimi anni verso un mondo libero da armi nucleari.

Il documento finale rilasciato nel 2010 dalla Conferenza di revisione del Trattato di Non-Proliferazione (TNP) ha richiamato gli stati dotati di armi nucleari a prendere le seguenti azioni: muoversi rapidamente verso una riduzione complessiva della scorta globale di armi nucleari di ogni genere; continuare a sminuire il ruolo e l’importanza delle armi nucleari in tutte le strategie, dottrine e politiche militari e di sicurezza; migliorare la trasparenza e la fiducia reciproca. Ma come si evince dai rapporti presentati alla conferenza preparatoria dello scorso anno, ci sono stati pochi progressi significativi in questi ambiti.

È veramente deplorevole che oggi, due decenni dopo il raggiungimento dell’accordo sull’estensione indeterminata del TNP,  gli stati detentori di armi nucleari devono ancora fare progressi significativi nel “perseguire in buona fede il disarmo nucleare” che è loro richiesto ai sensi dell’articolo VI del trattato e che è stato promesso in cambio del supporto all’estensione indetermintata del trattato da parte degli altri firmatari.

Nella mia proposta di pace di quest’anno ho chiamato tutti gli stati, tra cui, naturalmente, i possessori di armi nucleari, a cogliere l’occasione della Conferenza di revisione per esprimere chiaramente il tipo di azioni che intraprenderanno per prevenire le conseguenze umanitarie catastrofiche all’utilizzo armi nucleari. Inoltre, alla luce degli “inequivocabili sforzi degli stati nucleari per raggiungere la totale eliminazione dei loro arsenali al fine di realizzare il disarmo nucleare” ribadito in occasione della Conferenza di revisione del 2000, ho richiesto l’istituzione di una “commissione per il disarmo del TNP” incaricato a garantire la tempestiva e concreta realizzazione di questo impegno solenne da parte degli stati nucleari. Entrambe le proposte sono basate sugli impegni già assunti da parte degli stati detentori di armi nucleari durante le precedenti conferenze di revisione del TNP.

Quest’anno ricorre il 70° anniversario dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Quando pensiamo al periodo di tempo limitato rimasto ai sopravvissuti, è fondamentale che la Conferenza di revisione del 2015 generi risultati concreti e rompa l’attuale stallo, aprendo la strada per il vero disarmo.

 

Un futuro più umano

IDN: La sua Proposta di Pace del 2015 invoca a “un impegno condiviso per un futuro più umano” che non conosce la miseria sulla terra. Sottolinea anche la necessità di una “ri-umanizzazione della politica e dell’economia”. Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (OSS), da concordare nel mese di settembre, sono secondo lei sufficienti per realizzare il tipo di trasformazione di cui lei parla? La ri-umanizzazione da lei proposta non implica forse una trasformazione radicale della mentalità e delle strutture capitalistiche esistenti?

Daisaku Ikeda: È da tempo che affermo che, oltre alla loro missione di costruire le fondamenta per la pace mondiale, le Nazioni Unite debbano sempre alzarsi e agire in difesa dei vulnerabili, persone esposte a una varietà di minacce, i cui diritti umani e dignità e sono in pericolo.

Nel corso degli anni, ho ripetuto che i nuovi obiettivi internazionali per lo sviluppo post-2015 debbano avere come loro determinazione di base quella di non lasciare alcuna persona indietro, e spero che gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (OSS) che verranno adottati dalle Nazioni Unite in autunno incarnino infatti questo tipo di inclusività.

La cosa più importante è continuare a condividere la visione di un mondo in cui nessuno è minacciato dalla miseria e ampliare la gamma di azioni intraprese insieme per portare un mondo del genere all’esistenza.

Per me, parlare di ri-umanizzazione della politica e dell’economia è un modo di concentrare gli sforzi delle persone al fine di costruire una base di azione condivisa. In questo contesto, credo che sia fattibile generare onde di cambiamento significativo anche nell’attuale struttura del capitalismo.

Penso che valga la pena ricordare che, nella sua Teoria dei Sentimenti Morali, Adam Smith, forse il più noto fautore del libero mercato, ha visto la simpatia o compassione come espressioni della nostra umanità e come base per l’economia ancor più fondamentali del perseguimento dell’efficienza o del profitto. In questo senso, io non respingo o nego il valore della concorrenza in sè, la forza trainante del capitalismo.

Scrivendo all’inizio del 20° secolo, il fondatore della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi ci ha messo in guardia contro i pericoli dell’imperialismo e del colonialismo e ci ha richiamato a una trasformazione qualitativa della natura della concorrenza.

Makiguchi ha riconosciuto gli aspetti positivi della concorrenza: il modo in cui è possibile affinare i nostri sforzi, spingerci verso una maggiore realizzazione e liberare energie creative. Ma sentiva che l’umanità doveva andare oltre il tipo di concorrenza spietata che sfrutta gli altri per il proprio beneficio. Piuttosto, ha immaginato un cambiamento verso ciò che egli definiva “competizione umanitaria”, in cui noi “proteggiamo e miglioriamo non solo la nostra vita, ma anche la vita degli altri… perché aiutando gli altri, diamo beneficio a noi stessi.”

Nel nostro tempo, vedo un vasto numero di settori – quali le politiche economiche sostenibili e le energie rinnovabili – in cui società diverse stanno iniziando a competere per sviluppare le idee più creative e condividere le migliori pratiche in una relazione reciprocamente vantaggiosa.

Spero davvero che l’adozione degli OSS da parte delle Nazioni Unite il prossimo autunno sia occasione e stimolo di un nuovo ciclo di sforzi reciproci per contribuire a un mondo privo di sofferenze inutili. Abbiamo bisogno di andare oltre le concezioni a somma zero della concorrenza e realizzare il tipo di trasformazione qualitativa che possa creare situazioni veramente vantaggiose per tutti, producendo risultati positivi per tutti.

 

“Il futuro che creiamo”

IDN: Qual’è stato il contributo della SGI verso la formulazione degli OSS e la mobilitazione del sostegno della società civile a tali obiettivi?

Daisaku Ikeda: Abbiamo lavorato per tali obiettivi in tre modi.

In primo luogo, abbiamo continuamente partecipato a varie discussioni, esprimendo le nostre opinioni riguardo a cosa gli OSS debbano puntare e contenere nella prospettiva della società civile.

Ho offerto suggerimenti per temi e concetti attraverso la proposta che ho scritto in occasione della Conferenza Rio+20 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (UNCSD) nel 2012 e nelle proposte di pace annuali degli ultimi anni.

La SGI ha partecipato alle consultazioni sulla situazione post-Obiettivi del Millennio (SDG). Abbiamo anche preso parte attiva nelle discussioni correlate a forum quali la Conferenza Mondiale dell’UNESCO sull’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile tenutosi nel novembre 2014 e la Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla Disaster Risk Reduction nel marzo di quest’anno, dove i soggetti interessati hanno offerto le loro opinioni sugli obiettivi post-2015.

In secondo luogo, abbiamo lavorato a stretto contatto con le agenzie delle Nazioni Unite, ONG e gruppi in vari campi di attività per costruire reti trasversali per risponde alla natura multisettoriale degli SDG.

Abbiamo organizzato la tavola rotonda “Il futuro che creiamo”, un evento ufficiale collaterale alla Conferenza Rio+20 che riunisce partecipanti provenienti da diversi settori, compreso il disarmo, i diritti umani e l’integrità ecologica. I partecipanti hanno condiviso le loro esperienze e intuizioni riguardo il ruolo dell’istruzione e dell’apprendimento nelle loro rispettive aree di competenza.

In terzo luogo, ci siamo impegnati in sforzi di base in vari paesi per aumentare la consapevolezza circa le sfide coinvolte nella costruzione di una società globale sostenibile. Questi hanno incluso le mostre “I semi del cambiamento” e “I semi di speranza”, come anche workshop e altre attività a sostegno del Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Il Decennio si è concluso nel 2014, ma credo che degli sforzi continui siano essenziali per  mobilitare il sostegno della società civile agli OSS.

In futuro, continueremo a concentrarci sull’istruzione e l’apprendimento e a costruire su queste tre aree di intervento, rendendo questo un elemento chiave delle nostre attività.

 

Ripresa del vertice trilaterale

IDN: Come parte per la costruzione di una società globale sostenibile, lei chiede la ripresa del vertice trilaterale Cina-Corea-Giappone. Quale ruolo si immagina in tale contesto per la SGI e altre organizzazioni simili nei tre paesi?

Daisaku Ikeda: Durante i cinque anni dal 2008 al 2012, il vertice Cina-Corea-Giappone ha prodotto una serie di accordi riguardanti non solo i problemi che concernono direttamente i tre paesi, ma anche riguardo percorsi di collaborazione a sostegno degli sforzi delle Nazioni Unite per promuovere il benessere generale dell’umanità. Purtroppo, non ci sono stati incontri di questo vertice dal 2012, quando nel mezzo di crescenti tensioni politiche sono stati interrotti.

Spero che saranno ripresi il prima possibile. Questo non solo accelererebbe i movimenti verso la riduzione delle tensioni, ma servirebbe anche come punto di partenza per una maggiore cooperazione regionale nel sostegno di obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. E tale cooperazione a sua volta aiuterebbe a costruire una fiducia duratura e in espansione tra i tre paesi.

Per sostenere questo, la SGI ha co-organizzato un simposio in congiunzione con la Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sulla Disaster Risk Reduction a Sendai, in Giappone, nel mese di marzo. Con lo slogan “Rafforzare la Resilienza nell’Asia nord-orientale attraverso la Cooperazione per la Riduzione del Rischio di Catastrofi”, questo evento ha unito rappresentanti della società civile della Cina, Corea del Sud e Giappone. È stato sostenuto dal Segretariato per la Cooperazione Trilaterale (TCS), che promuove la collaborazione tra i tre paesi. Il vice segretario generale della TCS Cheng Feng ha elogiato l’iniziativa per aver aiutato a mettere a fuoco la saggezza e le idee dei tre paesi su preoccupazioni condivise e ha espresso la sua speranza per ulteriori sforzi di questo tipo.

In ultima analisi, nessun accordo politico internazionale può dare i suoi frutti senza relazioni di fiducia tra i cittadini dei rispettivi paesi. Sono convinto dell’importanza di promuovere legami di amicizia, fornendo opportunità alle persone di impegnarsi in incontri faccia a faccia e nello scambio di esperienze. La SGI è determinata a lavorare per promuovere tale fiducia e amicizia, con particolare attenzione ai giovani.

* Dr. Daisaku Ikeda è un filosofo buddista giapponese e costruttore di pace, e presidente della Soka Gakkai Internazionale (SGI) movimento di base buddista. [IDN-InDepthNews – 30 aprile 2015]

link fonte: http://www.indepthnews.info/index.php/global-issues/2354-create-a-world-that-guarantees-everyones-right-to-live-in-dignity

Traduzione di Ginevra Geracitano e Maya Costantini