La neutralità della scienza

16/02/2011

La riflessione sul rapporto tra scienza e morale si è particolarmente intensificato nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, si verificarono le prime scoperte di quella che oggi noi chiamiamo struttura del nucleo dell’atomo: nel 1938, Enrico Fermi ricevette il premio Nobel per la fisica “per la sua dimostrazione dell’esistenza di nuovi elementi radioattivi prodotti da irradiazione di neutroni, e per la sua correlata scoperta delle reazioni nucleari prodotte dai neutroni lenti”.

L’11 febbraio 1939, venne pubblicato sulla rivista Nature, una “lettera” di meno due pagine a opera di Lise Meitner e del nipote, il fisico Otto Frisch, nella quale si ipotizzava la possibilità di una divisione dell’atomo (da loro battezzata “fissione”) tramite quella stessa irradiazione con neutroni che aveva usato tra gli altri anche Fermi (che però non si era accorto della “fissione”). Nessuno ancora immaginava che di lì a poco queste scoperte sarebbero state utilizzate a scopi bellici per creare un ordigno che avrebbe ucciso decine di migliaia di persone. «Prima del 1939 erano pochissimi i fisici che si ponevano il problema del significato sociale e del significato generale per l’umanità della scienza che facevano», affermò Franco Rasetti in un’intervista nel 1970. «Vivevano per così dire in una torre d’avorio e del resto, da un certo punto di vista, si pone il problema se la vera scienza possa esistere al di fuori di questo tipo di neutralità […]. La scienza non si occupa di valori morali, ma soltanto della descrizione della natura». Secondo questo modo di vedere dunque tutte le scoperte scientifiche sono in se stesse “neutre”: il punto sono le loro applicazioni. Come diceva Aristotele all’inizio della sua Metafisica: «L’uomo desidera sapere, ma altrettanto forte è l’esigenza di agire e fare». Alcune delle scoperte sulla struttura del nucleo della materia avrebbero poi avuto anche applicazioni pacifiche (per esempio, l’utilizzo dell’energia nucleare in campo medico). Ma per poter beneficiare di queste applicazioni si sarebbe comunque dovuta attendere la fine del conflitto.