Günther Anders: tesi sull’età atomica

16/02/2011

Günther Anders è stato tra i pensatori che più hanno scritto e si sono interrogati sulla condizione dell’uomo nell’era atomica. Secondo il filosofo tedesco il 6 agosto 1945, giorno in cui fu sganciata la prima bomba atomica su Hiroshima, sarebbe cominciata una nuova era: da quel giorno, potendo essere distrutto in ogni momento, l’uomo è diventato totalmente impotente. Quest’epoca sarebbe l’ultima poiché la possibilità dell’autodistruzione del genere umano non può aver fine che con la sua stessa fine. 

Secondo Anders l’epoca atomica porta con sé la soppressione delle distanze spaziali e temporali. Poiché le nubi radioattive non badano ai confini nazionali dovremmo fare in modo che l’orizzonte di ciò che ci riguarda, della nostra responsabilità, coincida con l’orizzonte entro il quale possiamo colpire o essere colpiti e cioè che diventi anch’esso globale. Inoltre poiché le nostre azioni odierne, come le esplosioni sperimentali, toccano le generazioni venture, dovremmo ampliare anche il nostro orizzonte temporale. Le distanze spaziali e temporali sono state soppiantate da una nuova specie di distanza, sempre in crescita: quella tra la nostra capacità produttiva e la nostra capacità immaginativa. L’uomo non è più in grado di immaginare ciò che fa o produce. Secondo Anders: «Si può forse immaginare, sentire o ci si può assumere la responsabilità dell’uccisione di una persona singola; ma non di quella di centomila. Quanto più grande è l’effetto possibile dell’agire e tanto più è difficile concepirlo, sentirlo e poterne rispondere; quanto più grande lo “scarto”, tanto più debole sarà il meccanismo inibitorio. Liquidare centomila persone premendo un tasto è infinitamente più facile che ammazzare una sola persona…». 

Anders conclude asserendo che: «La guerra atomica possibile sarà la più priva d’odio che si sia mai vista. Chi colpisce non odierà il nemico, poiché non potrà vederlo; e la vittima non odierà chi lo colpisce, poiché questi non sarà reperibile». Anche nelle future guerre l’odio continuerà ad essere indispensabile, e per alimentarlo, si additeranno categorie ben visibili e identificabili. «Ma quest’odio non potrà entrare minimamente in rapporto con le azioni di guerra vere e proprie: e la schizofrenia della situazione si rivelerà anche in ciò, poiché odiare e colpire saranno rivolti a oggetti completamente diversi».

(G. Anders, Essere o non essere, Einaudi, Torino 1961).