Mercoledì 8 novembre si è tenuta on line una conferenza che ha coinvolto alcune classi delle scuole Primaria, Secondaria di Primo e Secondo Grado del Lazio con l’obiettivo di far ascoltare loro le esperienze di due volontari per la pace della città di Hiroshima e far loro conoscere l’attività di Senzatomica. Si sono collegate in diretta più di 140 classi, per un totale di circa 3.000 studenti.
L’evento è stato organizzato a seguito della realizzazione del corso di formazione sull’educazione alla pace e al disarmo nucleare per docenti della scuola primaria e secondaria della regione Lazio, tenutosi a settembre. Dopo una breve presentazione sono stati introdotti gli ospiti, la Signora e il Signor Shinagawa. La prima ha raccontato la sua personale esperienza e il suo attuale impegno per la costruzione di un mondo pacifico, il Signor Shinagawa, invece, ha gentilmente risposto ad alcune domande elaborate precedentemente dai ragazzi. Entrambi i racconti hanno offerto importanti stimoli per una riflessione sul valore della pace.
In chiusura, l’intervento di Michela Pasi, vicepresidente del comitato di Senzatomica e protagonista insieme ad altri giovani del “Hiroshima G7 Youth Summit”, ha incoraggiato gli studenti e le studentesse a costruire la pace a partire dai loro piccoli spazi, in modo da cogliere il testimone di queste esperienze e muoversi attivamente per un mondo migliore. Di seguito riportiamo l’intervento della signora Shinagawa.
La realizzazione del progetto è stata possibile grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto buddista italiano Soka Gakkai.
Carissimi studenti, studentesse e insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori italiane, buongiorno!
Dodici anni fa, insieme a mio marito, ho partecipato con grande entusiasmo alla presentazione di Senzatomica alla Camera, in compagnia di un hibakusha, sopravvissuto al bombardamento atomico di Hiroshima. Sono molto felice e onorata di avere questa opportunità di incontrarvi e condividere con voi una parte dell’impegno per la pace che portiamo avanti.
Mi chiamo Toshiko Shinagawa e faccio parte del Comitato per la Pace della SGI Hiroshima. Insieme a mio marito Masanori, anche lui membro dello stesso comitato, svolgiamo insieme attività come volontari per la pace della città di Hiroshima. Grazie di cuore per la vostra attenzione.
Non sono una sopravvissuta al bombardamento atomico, né sono nata a Hiroshima. Sono nata a Pechino, in Cina, due mesi dopo il bombardamento atomico su Hiroshima, nell’ottobre 1945.
Mio padre, originario di Hiroshima, lavorava per un’azienda di commercio situata nell’edificio del “Hiroshima Prefectural Industrial Promotion Hall” ora conosciuto come il “Genbaku Dome”, la Cupola della bomba atomica. Prima dello scoppio della guerra nel Pacifico, era stato trasferito a Pechino, in Cina. Mio padre lavorava al secondo piano di questo edificio, prima dello scoppio della bomba atomica.
Con la sconfitta del Giappone da parte della Cina, i miei genitori rischiarono la vita per tornare in Giappone, me compresa, che avevo sei mesi. Una volta rientrati, videro come la loro città natale, Hiroshima, era diventata una distesa di terra bruciata a causa di un’unica bomba atomica. La casa dei miei nonni si trovava a 1,5 km dall’epicentro, a Hiroshima-cho. La madre di mio padre e mio zio, che era uno studente delle superiori, morirono a causa della bomba atomica, e molti dei miei parenti subirono gravi danni a seguito dello scoppio.
Ho frequentato la scuola elementare e la scuola media di Noboricho, la stessa frequentata da Sadako, la bambina che divenne il simbolo e il modello della Statua dedicata ai bambini morti a causa della bomba atomica. Sadako aveva due anni più di me e abbiamo frequentato la stessa scuola nello stesso periodo.
Avevo molti compagni di classe che erano stati esposti direttamente alla bomba atomica o lo erano stati quando erano ancora nel grembo materno. Alcuni svilupparono macchie viola sulla pelle o sanguinavano dalle gengive. Durante le lezioni, spesso si vedevano grandi auto dell’ABCC (Atomic Bomb Casualty Commission) parcheggiate davanti al cancello principale della scuola, e gli studenti venivano portati via. C’era molta attenzione e diffusione dell’educazione alla pace, essendo la scuola di provenienza di Sadako. Anche io, vivendo a Hiroshima, mi sono sempre chiesta fin da bambina come e cosa avrei potuto fare riguardo la bomba atomica. Quando avevo vent’anni, durante una visita a mia zia a Osaka, lei mi fermò con un’espressione molto seria mentre stavo per ritornare a casa e mi disse:
«Toshiko, ciò che sto per dirti te lo racconterò una sola volta nella vita, perciò per favore ascoltami»
Mia zia, che si era sposata e trasferita a Osaka, era incinta e avrebbe dovuto partorire a settembre del 1945. Il 6 agosto, il giorno del bombardamento atomico, era tornata a casa dai suoi genitori a Hirosima. Alle 8:15 del mattino, scoppiò la bomba atomica. La casa di due piani dei miei nonni, che si trovava a solo 1,5 km dall’epicentro, fu completamente distrutta dall’esplosione, e una grossa trave crollò sulla nonna. Non era possibile spostare quella trave, e ben presto divampò un fuoco violentissimo.
Mia nonna gridò disperatamente: “Fuku-chan, per favore scappa! Partorisci un bel bambino sano. Anche se muoio qui, non ho rimpianti!” Urlò con tutte le sue forze cercando di proteggere sua figlia e il bambino che stava per nascere.
Mia zia, che insieme a suo padre sarebbe stata disposta a morire insieme a lei, fu trascinata via con la forza da qualcuno. Mia zia condivise con me, in lacrime, la dolorosa esperienza di aver visto sua madre essere bruciata viva. Ha sofferto per tutta la vita con grande dolore e afflizione perché sentiva di non essere stata in grado di salvare sua madre, di averla abbandonata e di essere fuggita.
Alla fine del racconto mia zia mi disse: “Toshiko, tua nonna era una persona che non si risparmiava, era una persona davvero gentile. Perché una persona così gentile doveva essere bruciata viva? Toshiko, non dimenticare mai che a Hiroshima c’erano centinaia, migliaia di persone proprio come tua nonna”. Uscita dalla casa di mia zia e sul treno di ritorno verso Hiroshima, improvvisamente sentii come se prendessi fuoco, sentivo le fiamme bruciare su tutto il mio corpo, sulle mie gambe, sulle mie mani, il mio viso in un modo così spaventoso che sebbene provassi e riprovassi a scacciarle via, continuavano ad assalirmi. Questa terribile esperienza mi ha tormentato per molto tempo. Decisi con tutta me stessa di portare avanti attività per la pace al meglio delle mie capacità.
So che non si tratta di un argomento leggero, ma dopo aver raccontato l’esperienza di mia zia, volevo riportarvi una cosa inaspettata accaduta molti anni dopo, nel 2018. In un giornale giapponese è stato pubblicato un articolo dove si leggeva: Tamir, un ragazzo proveniente dalla Mongolia che ha studiato all’Università di Hiroshima, ha pubblicato e distribuito un libro illustrato agli studenti di scuola elementare del suo paese riguardo il bombardamento atomico di Hiroshima. Il titolo di questo libro è “Non dimenticherò mai ciò che è successo a Hiroshima”.
L’articolo riporta ciò che aveva mosso Tamir a scrivere tale libro:
«Questo libro è un racconto carico del profondo desiderio di trasmettere ai bambini del mio paese ciò che ho impresso nel mio cuore. La protagonista del libro è una bambina di nome Toko-chan, a cui era stata raccontata l’ultima esperienza della nonna prima che morisse. Dopo aver ascoltato l’ultima esperienza della vita di sua nonna, decide di iniziare a fare la guida a Hiroshima come volontaria per raccontare ai visitatori della città ciò che è successo.
Il personaggio di Toko-chan è ispirato alla signora Toshiko Shinagawa, volontaria per la pace presso il Museo della bomba atomica di Hiroshima»
L’ultima pagina del libro mostra un disegno di me mentre faccio la guida, accompagnando un gruppo di bambini davanti alla Statua dedicata ai bambini colpiti dalla bomba atomica. La storia di mia nonna, ha risuonato nel cuore di un giovane dalla Mongolia ed è diventata un libro illustrato. Alla fine dell’articolo ci sono le parole di Tamir: “Se non lo trasmettiamo, il dolore svanirà. L’unico modo per opporsi alla guerra è continuare a trasmettere questo dolore”. Credo che questo libro illustrato continuerà a trasmettere ai bambini l’orrore della guerra e il valore della pace.
Dopo che mio marito è andato in pensione, abbiamo seguito insieme un corso di sei mesi e siamo diventati volontari della pace presso il Museo della Pace di Hiroshima. Raccontiamo ai gruppi scolastici in gita e ai visitatori da tutto il Giappone e dal mondo intero dell’orrore della bomba atomica e dello spirito di pace di Hiroshima.
Parlando con i bambini davanti alla statua di “Sadako, la bambina della bomba atomica” nel Parco della Pace, dico loro: “Questa statua rappresenta Sadako Sasaki, esposta alla bomba atomica all’età di due anni. Non aveva riportato ferite ed era una ragazza molto allegra e vivace. Tuttavia, dieci anni dopo, a dodici anni, si è ammalata di leucemia. Sadako desiderava ardentemente continuare a vivere e ha realizzato più di mille gru di carta, come origami, sperando che il suo desiderio si avverasse, ma purtroppo è scomparsa quando era al primo anno delle scuole medie.
Io ho frequentato proprio la stessa scuola di Sadako, la scuola elementare di Noboricho. Sadako era due anni più grande di me. Se non fosse stata fatta esplodere la bomba atomica, adesso Sadako potrebbe essere qui con noi. Quando dico questo ai visitatori che accompagno, si rendono conto che Sadako non è solo un personaggio di una storia, ma potrebbe essere una persona viva e attiva proprio adesso, in questo momento. Dico sempre loro: Io non sono una sopravvissuta della bomba atomica, non sono nata a Hiroshima. Sono come tutti voi. Tuttavia, credo di poter trasmettere il cuore di Hiroshima, il desiderio di pace, stando proprio qui. Perciò anche voi potete diventare persone che parlano di pace.”
C’è un posto a Hiroshima che mostro sempre ai bambini, si chiama l’albero Aogiri sopravvissuto alla bomba atomica. È un albero conosciuto in Italia come “parasole cinese”. Questo albero Aogiri è stato colpito dall’esplosione atomica e dalle radiazioni, il suo tronco è rimasto scorticato e si è gravemente ustionato. Ma l’anno successivo, è riuscito nonostante tutto a produrre dei germogli. La gente di Hiroshima è stata incoraggiata dall’albero Aogiri e ha trovato la speranza di vivere. Ascoltando questa storia, una volta una bambina ha chiesto: “Posso stringere la mano all’albero Aogiri?” Poi, tenendo delicatamente una foglia, ha detto: “Grazie, albero Aogiri.” Questo mi ha molto commosso.
Una volta, ho ricevuto una lettera da uno studente delle elementari di Nara che diceva: “Sono diventato un narratore che racconta le storie di Hiroshima. Quando sono tornato da Hiroshima e l’ho raccontato al nonno, anche lui mi ha parlato per la prima volta della sua esperienza in guerra.” Questa è stata la mia prima persona che è diventata un narratore dopo aver ascoltato la mia storia.
Molte persone di tutto il mondo visitano Hiroshima. Conservo preziosi ricordi di queste occasioni in cui incontro persone una volta nella vita, trasmettendo loro lo spirito di Hiroshima, animata dalla determinazione che nessun altra persona al mondo possa vivere questa esperienza così tragica. E a volte, mentre mangiamo insieme il piatto tipico di Hiroshima, l’okonomiyaki, costruiamo un legame speciale tra di noi. Questo, del tutto inaspettatamente, mi ha dato la missione di trasmettere lo spirito di Hiroshima in tutto il mondo.
Nel 2011, ho avuto l’opportunità di fare un viaggio di pace e amicizia a Roma e a Firenze. Ho partecipato agli incontri di presentazione della mostra “La sfida all’abolizione delle armi nucleari e la trasformazione dello spirito umano” organizzata dall’SGI Italiana presso il Palazzo Marini a Roma e la sede del Consiglio regionale della Toscana.
Durante questi incontri era presente un hibakusha, un sopravvissuto della bomba atomica, il signor Nonoyama. La sua testimonianza legata alla bomba atomica e alla perdita di cinque membri della sua famiglia ha commosso fino alle lacrime tutti i partecipanti. Ma nel momento in cui ha detto: “nonostante la sua lunga sofferenza, mia sorella, che rigettava grossi grumi di sangue, ha recuperato la sua salute e adesso ha superato i 90 anni” subito si è levato un grandissimo applauso, tutti si sono alzati in piedi applaudendo, dicendo “siamo felici che sia ancora viva, è meraviglioso!”. Non dimenticherò mai quel momento. Alla conclusione della presentazione, i partecipanti si sono avvicinati al signor Nonoyama, stringendogli la mano e dicendo “Siamo davvero commossi. Grazie di cuore”.
Vedere il signor Nonoyama così felice, tanto da affermare: “Sono davvero felice di aver avuto il coraggio di venire fino in Italia” mi ha fatto sentire nel cuore che il mio desiderio di far ascoltare direttamente la voce degli hibakusha ai giovani italiani che sono alla guida del movimento del disarmo nucleare in Europa era diventato realtà. È stato un momento davvero emozionante.
Continueremo anche in futuro, insieme a mio marito e con la cooperazione reciproca, le varie attività di pace, a cominciare da essere volontari della pace a Hiroshima, per creare un mondo di pace dove le risate dei bambini non cessino mai, continuando a dialogare fino all’ultimo respiro della nostra vita. Le armi nucleari sono diverse dalle armi convenzionali. Per decenni, continuano a far soffrire gli esseri umani. I sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki ancora oggi vivono nella paura della minaccia delle radiazioni. Nel Parco della Pace di Hiroshima c’è una campana della pace su cui è raffigurata una mappa del mondo senza confini. Il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, espose la sua visione di una cittadinanza globale. Siamo tutti una famiglia sulla stessa nave chiamata Terra.
Desidero dal profondo del cuore che ognuno e ognuna di voi che mi avete così gentilmente ascoltato oggi possiate diventare dei narratori di pace. Sarei felice se raccontaste anche una sola parola di ciò che vi ha colpito oggi, ai vostri genitori, ai vostri nonni e ai vostri amici. Le armi nucleari privano gli esseri umani del loro diritto alla vita e devono assolutamente essere eliminate. Concludo il mio discorso con un forte grido: