Io disarmo il futuro: il ruolo dei giornalisti
03/03/2023
Di Cecilia Brunetti e Mattia Hideo Savelli
Che funzione svolge la stampa nel raccontare la pace e il disarmo? Quali sono oggi i compiti di un giornalista nel contesto della guerra in Ucraina e delle continue minacce nucleari? Questo è stato il focus del panel giornalisti organizzato a Roma il 4 febbraio.
L’escalation delle tensioni e l’inasprimento della retorica nucleare hanno aumentato il rischio dell’uso della bomba nucleare, un pericolo da mettere in relazione, oltre che alla sua immediata e intrinseca distruttività, anche alla conseguente corsa al riarmo nucleare. Il dibattito che si è svolto lo scorso 4 febbraio a Roma tra Fabio Tonacci (Repubblica), Annalisa Girardi (Fanpage.it), Micol Flammini (Il Foglio) e Monica Perosino (La Stampa) in occasione dell’evento Senzatomica Revolution Talks: io disarmo il futuro, ha permesso di inquadrare il contesto storico, politico, sociale nel quale viviamo e che, da un anno a questa parte, risente fortemente degli effetti dell’invasione russa in Ucraina.
Data la situazione, come auspicato da Daisaku Ikeda, dovrebbe aprirsi un dialogo tra i vari paesi e arrivare a riconoscere come obiettivo comune l’importanza di prevenire le conseguenze catastrofiche dell’uso di armi nucleari, adottando il principio di “Non primo uso”.
Nonostante sia difficile parlare di pace, è tuttavia importantissimo operare affinché ci siano sempre più occasioni di dialogo e di confronto. Ricercare, dunque, oltre a una cronaca precisa e puntuale degli eventi, anche il punto di vista di chi tenta di offrire una controparte alla violenza, all’arroganza, all’egoismo e alla sopraffazione. Come più volte ricordato nel corso dell’evento, il problema non è solo la bomba atomica in sé, ma anche il percorso, la campagna di odio che prepara il terreno e porta a una minaccia concreta. Il fatto che si parli di armi nucleari, che ne venga minacciato l’uso, ci fa capire la gravità del momento che stiamo vivendo e stimola in noi degli interrogativi. Come si disarma il futuro? È possibile disinnescare la logica della deterrenza? Dovremmo iniziare dalle fondamenta della convivenza umana?
Non dobbiamo abituarci alla guerra, né ora né mai. Dobbiamo, anzi, trovare sempre il modo di discutere e valutare le diverse vie che possano portare alla pace, come ha sottolineato Monica Perosino de “La Stampa”: “È il momento di smettere di raccontare solamente la guerra e iniziare a parlare delle persone che la subiscono”.
Per offrire nuovi spunti di riflessione e occasioni di scambio, i giornalisti sono figure essenziali. “La nostra missione di giornalisti è portare consapevolezza sulla costruzione della pace, dedicando spazio all’informazione e ai temi del disarmo. Creare un’opinione pubblica consapevole è fondamentale” ha dichiarato Annalisa Girardi di Fanpage.it.
A volte il confronto può mostrarsi complicato perché dialogare porta anche a cambiare qualcosa di sé stessi, a sforzarsi con coraggio di andare incontro agli altri, ma non è un’azione impossibile. I giornalisti si sono confrontati sul ruolo dell’informazione sia nel racconto del conflitto in Ucraina sia nel comunicare la minaccia dell’uso di una bomba atomica. “Secondo i dati del sito Repubblica.it, i lettori sono interessati ad articoli che riguardano la pace e le trattative di pace – ha affermato l’inviato di Repubblica Fabio Tonacci – ed è anche importante parlare del tipo di pace a cui aspiriamo”. Si può ancora fare molto secondo Micol Flammini de “Il Foglio” che ha sottolineato come al momento i fatti riguardanti la guerra prevalgono, anche in termini numerici, rispetto alle iniziative di diplomazia e sensibilizzazione alla pace. Lo stesso panel è stato organizzato in modo tale da poter dare al pubblico in sala la possibilità di intervenire e fare domande. Se, come riportato anche dai giornalisti, si registra sempre un vivo interesse da parte dei lettori verso il tema della pace, questo stesso interesse può diventare la spinta per un cambiamento più profondo, a livello personale. Ascoltiamo, condividiamo e costruiamo.