Non proliferazione, a breve si apre a New York la Conferenza di Riesame
14/04/2015
Si è tenuto a Roma un incontro all’Istituto Affari Internazionali con Rose Gottemoeller, la Sottosegretario statunitense per il controllo delle Armi e la Sicurezza Internazionale per discutere dei temi “caldi”: Medioriente, Ucraina e Corea del Nord.
Finché non si arriverà a una messa al bando delle armi nucleari, il Trattato di Non Proliferazione (Tnp) resta l’unico strumento quasi universale per ridurre gli armamenti atomici. Tra pochi giorni si aprirà a New York la “Conferenza di Riesame” del Trattato che costituisce un momento centrale per la sicurezza internazionale. Il Tnp infatti non ha una struttura permanente, né un sistema di ispettori. Si basa sulle conferenze che hanno luogo ogni 5 anni. L’ultima, nel 2010, si è conclusa con il raggiungimento di un accordo. Quella del 2015 cade nell’importante anniversario dei 45 anni dall’entrata in vigore del Trattato. La Conferenza si aprirà a New York il 27 aprile e si concluderà il 22 maggio. Agli Stati Uniti, come nel 2010, spetterà la responsabilità di giocare un ruolo chiave per arrivare a una nuova intesa.
Per capire in quali scenari internazionali si muove il prossimo Riesame, si è tenuto a Roma lo scorso 10 aprile nella biblioteca dell’Istituto affari internazionali (Iai) un importante incontro con Rose Gottemoeller, la Sottosegretario statunitense per il controllo delle Armi e la Sicurezza Internazionale. Al meeting ha partecipato anche Madelyn Creedon, Principal Deputy Administrator dell’NNSA, la National Nuclear Security Administration, Agenzia creata nel 2000 dal Congresso americano per occuparsi della sicurezza degli armamenti nucleari. Gli altri speaker erano l’ambasciatore Carlo Trezza, ex Inviato Speciale della Farnesina per il disarmo e la non proliferazione e Riccardo Alcaro, del Programma Transatlantico dell’IAI.
Solo 4 Stati al mondo non fanno parte del Trattato: India, Pakistan e Israele che non l’hanno mai firmato, cui si aggiunge la Corea del Nord che ne è uscita nel 2003. Ha poi fatto due test nucleari nel 2006 e 2009. Destano preoccupazione le molteplici informazioni che giungono sul programma di sviluppo atomico di Pyongyang. Per questo se ne auspica un ritorno sotto il Tnp. Le altre questioni “calde” sono: la situazione sempre più drammatica in Medioriente, con la necessità di persuadere Israele e gli Stati arabi di discutere intorno a un tavolo; la crisi in Ucraina, che ha una dimensione nucleare.
A un quarto di secolo dalla fine della Guerra Fredda, il confronto militare nucleare tra USA e Russia continua. Oggi al centro della reciproca diffidenza ci sono da un lato, le armi atomiche intermedie sviluppate dalla Russia, che consentono attacchi su obiettivi strategici con un breve preavviso di appena 10-25 minuti. Dall’altro il programma di Difesa Antimissili portato avanti dagli Stati Uniti in Europa, anche sotto la pressione delle repubbliche Est-Europee che si sentono a loro volta minacciate dai russi. Un clima di sospetti che ha preso il posto della vecchia logica della deterrenza e avvelena i rapporti. È l’evoluzione attuale di quel “conflitto limitato” che si ipotizzava potesse accadere durante la Guerra Fredda con l’impiego di armi nucleari tattiche sul suolo europeo da parte delle due superpotenze. Di fatto molte testate sono ancora dispiegate, come i 70 missili funzionanti che si trovano in Italia nelle due basi Nato di Ghedi e Aviano. La logica della deterrenza è stata ufficialmente abbandonata ma l’Europa resta ostaggio della minaccia nucleare e di un sistema difensivo che controlla poco.
È questa la cornice in cui si muovono la Missile Defence americana, che prevede entro il 2020, lo sviluppo di una nuova generazione di missili intercettori contro missili che potrebbero essere lanciati dalla Russia. I russi, dal canto loro, protestano contro l’attuazione di questo piano ai loro confini occidentali. Secondo altri osservatori il sistema di difesa anti-missili balistici americano non è pensato per intercettare missili russi. Al contrario, le sue dimensioni modeste si spiegano col fatto che in teoria dovrebbe difendere da un attacco da Iran o Corea del Nord, che hanno dotazioni balistiche ben più limitate di quelle dei russi.
Ciononostante, dall’incontro sono emersi elementi positivi per sperare nel successo della Conferenza di New York e del proseguimento dei programmi verso un progressivo disarmo nucleare mondiale, proprio sulla base del dialogo tuttora in corso fra americani e russi, nonostante le continue frizioni.
Al Riesame del 2015 si arriva infatti con quelli che vengono considerati due “successi” dalla diplomazia internazionale: il positivo evolversi delle trattative con l’Iran sul nucleare e l’adesione della Siria alla Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche, che il governo del Paese non aveva firmato dal 1993. Si tratta di due accordi trovati grazie alla collaborazione fra Stati Uniti e Russia.
In particolare in Siria è stato scongiurato un intervento armato internazionale, dopo che il 21 agosto 2013 oltre 1400 persone sono morte a causa dell’uso di gas Sarin, durante la guerra civile più drammatica dalla fine della seconda guerra mondiale. Successivamente, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) ha denunciato nuovi impieghi di armi chimiche contro i civili siriani. Recentemente, l’Opac ha annunciato nel suo ultimo rapporto che è cominciata la distruzione degli impianti per la produzione di armi chimiche in Siria. I 12 impianti, sette edifici per il confezionamento e cinque strutture sotterranee, saranno distrutti entro la fine di giugno.
Dopo lo storico discorso contro le armi nucleari del Presidente Usa Barack Obama il 4 luglio 2009 a Praga, che ha aperto la strada verso l’opzione zero, l’8 aprile 2010 sempre a Praga, gli Stati Uniti e la Federazione Russa hanno siglato il “New Start” sulla riduzione e la limitazione delle armi strategiche offensive. Si devono dismettere armi nucleari ed eliminare il materiale fissile. I due Stati hanno gli stessi diritti di visite reciproche per controllare le rispettive bombe. Il nuovo ciclo di trattative sta andando avanti, pur con lo scoglio della Difesa Antimissile americana (che non è stata abolita) e con la discussione in atto sul ritiro o la riduzione delle armi tattiche statunitensi in Europa, messe sul piatto della bilancia.
Obama ha offerto ai russi una sorta di affare: scendere fino a 1000 testate nucleari a testa, cifra che non mette comunque in discussione il primato nucleare di entrambi.
Gli Usa sono passati dalle 23mile testate della fine della guerra fredda alle 4.804 di oggi. Ci sono oggi meno armi nucleari, meno tipi di armi e un’industria militare atomica ridotta rispetto al passato. Tuttavia, la presenza nel mondo di circa 20mila testate atomiche equivale al potere esplosivo di 15mila bombe come quella di Hiroshima. Duemila, denuncia la campagna internazionale per il disarmo ICAN, sono in allerta costante per essere usate h24 e c’è sempre il rischio di un errore umano o del terrorismo nucleare. Le conseguenze catastrofiche di una guerra nucleare sono lo spettro che minaccia la vita del pianeta.
La Nnsa ha smantellato migliaia di armi su ordine del governo americano, ma per altre sono stati messi in campo i Life Extension Program (LEP) per mantenere la deterrenza dell’arsenale atomico senza ricorrere a Test Sotterranei. I Lep, spiega il sito dell’Nnsa, sono programmi per riparare le componenti delle armi atomiche assicurando che mantengano l’efficienza militare. Prolungando la “vita” delle testate nucleari la Nnsa “mantiene una credibile deterrenza nucleare senza produrre nuove armi o condurre nuovi test nucleari sotterranei”.
Ovvio che per Senzatomica prolungare “la vita” delle armi significa accorciare quella del pianeta. Continuiamo a credere che questo sia il momento di “trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari” con l’obiettivo del disarmo nucleare globale.
Raffaella Cosentino