Trasformare la storia umana: la luce della pace e della dignità

26/01/2022

di Daisaku Ikeda

Abolire le armi nucleari: la chiave per un futuro globale sostenibile
La terza questione da affrontare è l’imprescindibile necessità di abolire le armi nucleari. A tal fine desidero avanzare due proposte.
La prima riguarda i passi da compiere per liberare il mondo dalle dottrine di sicurezza che dipendono dalle armi nucleari.
Il 3 gennaio 2022 i leader dei cinque Stati nucleari – Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia – hanno rilasciato una dichiarazione per la prevenzione di una guerra nucleare e per evitare la corsa agli armamenti. Tale documento, pur soggetto a interpretazioni diverse, afferma chiaramente che «una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta» ed esprime la volontà di trovare congiuntamente modi per evitare uno scontro militare.75 Si spera che esso condurrà a qualche azione concreta verso tali fini.
Chiedo al Consiglio di sicurezza dell’Onu di utilizzare questa dichiarazione congiunta, che riconosce l’importanza dell’autolimitazione, come base per una risoluzione che solleciti i cinque Stati nucleari ad assumere misure concrete per adempiere ai propri obblighi di disarmo nucleare sanciti dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Npt).
Esorto inoltre a concordare un linguaggio che inviti a una riunione di alto livello sulla riduzione del ruolo delle armi nucleari, da includere nella dichiarazione finale della Conferenza di revisione del Npt prevista per quest’anno. Tale riunione dovrebbe essere aperta anche agli Stati detentori di armi nucleari che sono al di fuori della cornice del Trattato di non proliferazione, per realizzare progressi concreti verso il disarmo nucleare.
Anche nel pieno della crisi pandemica le spese militari a livello mondiale hanno continuato a crescere.76 Gli arsenali contano attualmente più di 13 mila testate nucleari e il processo di modernizzazione è tuttora in corso;77 potremmo perciò assistere a un ulteriore incremento degli arsenali nucleari a livello globale.
La pandemia ha messo in luce anche nuovi rischi relativi a queste armi, come la possibilità che si verifichino circostanze che potrebbero interrompere la catena di comando: infatti alcuni leader politici degli Stati nucleari hanno dovuto trasferire temporaneamente il potere ai loro vice perché contagiati dal Covid-19, e si sono verificati gravi focolai anche a bordo di una portaerei a propulsione nucleare e di un cacciatorpediniere missilistico guidato.
Izumi Nakamitsu, Alta rappresentante delle Nazioni Unite per il disarmo, in alcune dichiarazioni espresse nel settembre scorso sulla questione delle armi nucleari ha evidenziato un altro problema emerso nella pandemia: «[Essa] ci ha insegnato che eventi che sembrano poco probabili possono realmente verificarsi, con scarso preavviso e con effetti globali catastrofici».78
Anch’io vorrei lanciare un monito riguardo al pericolo di continuare a nutrire un’eccessiva fiducia circa il fatto che ci sarà risparmiata la catastrofe causata dall’uso delle armi nucleari. Come ha sottolineato Nakamitsu nel suo discorso, se non c’è stato ancora un altro bombardamento nucleare dopo quelli di Hiroshima e Nagasaki è solo grazie alla fortuna e a certe persone che hanno impedito che la situazione degenerasse fino a scatenarlo. Oggi, «in un ambiente internazionale fluido dove le barriere di protezione sono state erose o sono completamente assenti»,79 non possiamo più permetterci di fare affidamento unicamente sul fattore umano o sulla buona sorte.
Attualmente l’unica struttura bilaterale per il disarmo nucleare rimasta in vigore è il Nuovo trattato di riduzione delle armi strategiche (New Start), che Russia e Stati Uniti hanno concordato di estendere nel febbraio 2021.
La Conferenza di revisione dell’Npt, prevista per gennaio, è stata rinviata a causa della pandemia e si sta considerando di programmarla ad agosto. All’ultima Conferenza di revisione, che si svolse nel 2015, non si riuscì ad adottare un documento conclusivo e questo fallimento non deve ripetersi. Invito le parti ad accordarsi su misure concrete per soddisfare l’impegno contenuto nel preambolo dell’Npt «di compiere ogni sforzo possibile per evitare il pericolo di una simile guerra».80
Lo spirito ribadito dalla dichiarazione congiunta dei cinque Stati nucleari – che «una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta»81 – fu espresso per la prima volta durante la guerra fredda, quando il presidente americano Ronald Reagan (1911-2004) e il segretario generale sovietico Michail Gorbaciov si incontrarono a Ginevra nel novembre 1985. L’importanza dello spirito che animò il vertice di Ginevra del 1985 è stata sottolineata anche nella dichiarazione rilasciata dopo il summit fra Stati Uniti e Russia dello scorso giugno.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe creare un’occasione in cui discutere dei passi necessari a porre fine all’era delle armi nucleari, adottando gli esiti di queste discussioni in una risoluzione e avviando così un processo di trasformazione radicale.
La dichiarazione congiunta di Stati Uniti e Unione Sovietica del vertice di Ginevra del 1985 è generalmente considerata il punto di partenza dei negoziati per il disarmo nucleare a beneficio non solo delle due superpotenze, ma di tutta l’umanità. L’ex presidente Gorbaciov in seguito disse, a proposito della sua decisione di battersi per il disarmo nucleare: «Immaginate di far rotolare una pietra dalla cima di una montagna, supponendo che da sola non la farà certo crollare. Poi, spinte da quell’unica pietra, tante altre pietre in tutta la montagna inizierebbero a rotolare fino al crollo totale. Una guerra nucleare viene scatenata nello stesso modo. Il lancio di un singolo missile può mettere tutto in moto. Oggi i sistemi di comando e controllo delle armi nucleari strategiche sono pressoché tutti computerizzati. Più armamenti nucleari ci sono, maggiore è la probabilità che una guerra nucleare scoppi accidentalmente».82
Lo sviluppo delle armi nucleari prosegue e il costante susseguirsi di nuove modalità di scontro fra le nazioni può essere un riflesso della supposizione che nessuna di queste singole azioni farà crollare la montagna. Ma gli Stati nucleari e quelli dipendenti dal nucleare devono affrontare la severa realtà che, fino a quando faranno affidamento sulla deterrenza nucleare basata sulla minaccia reciproca, condannano se stessi e il mondo a vivere in condizioni di perenne precarietà estrema.
Nel corso di un dialogo che intraprendemmo insieme, l’ex presidente Gorbaciov sottolineò: «Sta diventando sempre più chiaro che le armi nucleari non possono essere un mezzo per realizzare la sicurezza nazionale. In effetti, ogni anno che passa mettono ancora più a rischio la nostra sicurezza».83
Per uscire da questa situazione di stallo, caratterizzata dal rischio crescente dell’utilizzo delle armi nucleari, considero urgente anzitutto trovare il modo di “disintossicarsi” dalle attuali dottrine di sicurezza che dipendono dalle armi nucleari.
L’obiettivo dichiarato della politica della deterrenza nucleare è impedire al paese avversario di usare per primo armi nucleari. Ma in questa politica c’è una contraddizione: una posizione di deterrenza, anche solo allo scopo di impedire ad altri l’uso di armi nucleari, richiede la continua dimostrazione di essere pronti a usarle. Per superare questa contraddizione, e rimuovere le armi nucleari dalle politiche di sicurezza, occorre riconsiderare i passi adesso necessari, compresi quelli che creeranno condizioni più favorevoli nella comunità internazionale.
La sicurezza nazionale può essere una questione di primaria importanza, ma che significato può avere dipendere costantemente da armi nucleari, che sono in grado di causare danni così devastanti sia al paese avversario sia al proprio, fino a minacciare irrimediabilmente la sopravvivenza stessa del genere umano?
In tale prospettiva occorre avviare un processo di disintossicazione rivolgendo l’attenzione non tanto alle azioni degli altri paesi, quanto alle proprie. In questo modo gli Stati potrebbero attenersi all’impegno – contenuto nel preambolo del Trattato di non proliferazione nucleare – «di compiere ogni sforzo possibile per evitare il pericolo di tale guerra».
Dovrebbe essere chiaro che lo scopo dell’Npt non è rendere destino ineluttabile dell’umanità la condizione permanente di reciproca minaccia nucleare. Non possiamo dimenticare che l’obbligo di realizzare il disarmo nucleare fu sancito dall’Articolo VI come pilastro essenziale del trattato proprio per riflettere la consapevolezza comune che questo problema deve essere risolto alla radice.
A differenza del periodo della guerra fredda, adesso viviamo in un’epoca in cui i leader politici possono incontrarsi online anche durante una crisi, verificando le reciproche espressioni facciali in tempo reale. Eppure continuano ad anticipare le mosse dell’altro attraverso una coltre di sfiducia e sospetto, continuando a mantenere i propri arsenali nucleari pronti al lancio.
Nella dichiarazione congiunta dei cinque Stati nucleari si legge: «Ribadiamo la validità delle dichiarazioni precedenti sul de-targeting, riaffermando che nessuna delle nostre armi ha come obiettivo (target) gli Stati presenti o qualsiasi altro Stato».84 Sulla base di questa autolimitazione, è tempo che gli Stati nucleari rivedano sostanzialmente le proprie politiche di sicurezza ed eliminino la minaccia nucleare che sussiste dall’inizio della guerra fredda. A tale scopo devono essere avviati negoziati per ridurre il ruolo delle armi nucleari nelle politiche di sicurezza, per disinnescare i conflitti e minimizzare il rischio di un loro uso accidentale e per porre fine allo sviluppo di nuove armi nucleari.
Il Giappone ospiterà il summit del G7 nel 2023. Propongo che in contemporanea si tenga a Hiroshima un incontro di alto livello allo scopo di ridimensionare il ruolo delle armi nucleari, al quale possano partecipare anche i leader degli Stati non appartenenti al G7, per collaborare alla stesura di delibere dettagliate riguardo ai modi di promuovere tali misure concrete.
Lo scorso 21 gennaio il Giappone e gli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’Npt in cui si afferma: «I bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, che rimarranno per sempre impressi nella memoria del mondo, ci ricordano severamente che il record di settantasei anni di non utilizzo delle armi nucleari va mantenuto».85 I due Stati invitano inoltre i leader politici, i giovani e tutte le persone a visitare Hiroshima e Nagasaki per sviluppare una maggiore consapevolezza riguardo agli orrori prodotti dall’impiego delle armi nucleari.
Da tempo ribadisco l’importanza che i leader politici visitino i luoghi dei bombardamenti atomici; un vertice a Hiroshima sarebbe una eccellente occasione per farlo.
Oltre a preparare il terreno per l’adozione del principio di un totale non uso delle armi nucleari come primo passo verso la loro abolizione globale, in questa riunione di alto livello si dovrebbe discutere del divieto di attacchi informatici ai sistemi di controllo delle armi nucleari e del divieto di integrare l’intelligenza artificiale nel funzionamento di tali sistemi, due punti che avevo già sottolineato nella mia Proposta di pace del 2020.
Auspico vivamente che grazie a tutte queste iniziative si accelerino i negoziati per garantire la realizzazione degli obblighi di disarmo sanciti dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione nucleare, imprimendo un impulso irreversibile all’abolizione di queste armi.

La nostra responsabilità condivisa verso il futuro 
La mia seconda proposta nell’ambito degli armamenti nucleari riguarda il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). Ancora una volta invito caldamente il Giappone e gli altri Stati dipendenti dall’ombrello nucleare, insieme agli Stati detentori di armi nucleari, a partecipare come osservatori alla Prima riunione degli Stati parti (1MSP) del TPNW che si terrà a Vienna a marzo. Suggerisco inoltre che in questa riunione si assuma l’impegno a istituire un segretariato permanente per garantire l’adempimento degli obblighi e la cooperazione internazionale stabiliti nel TPNW.
La Svizzera, la Svezia e la Finlandia, che non hanno firmato il Trattato, così come la Norvegia e la Germania, che sono membri della NATO, hanno già annunciato che parteciperanno alla riunione come Stati osservatori. La NATO consente storicamente agli Stati membri di scegliere la propria strada rispetto alle armi nucleari. D’altro canto il TPNW non contiene alcuna proibizione riguardo alle alleanze fra gli Stati parti e gli Stati detentori di armi nucleari.
La partecipazione di Norvegia e Germania come nazioni osservatrici alla prima riunione degli Stati parti riveste un profondo significato, poiché molte città di paesi membri della NATO si sono unite alle centinaia di municipalità di tutto il mondo che hanno firmato l’Ican Cities Appeal (l’Appello delle città lanciato dalla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari), con il quale esprimono il loro appoggio al TPNW e incoraggiano i rispettivi governi ad aderire al trattato. Fra le città che aderiscono all’Appello vi sono anche quelle di paesi detentori di armi nucleari come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e l’India, così come Hiroshima e Nagasaki.86
Il programma della Prima riunione degli Stati parti del TPNW
comprenderà l’assistenza alle vittime dell’uso e dei test delle armi nucleari e il risanamento degli ambienti contaminati. Il Giappone dovrebbe partecipare alle discussioni, fornendo il proprio contributo attraverso la condivisione degli orrori vissuti dalle città di Hiroshima e Nagasaki e le lezioni dell’incidente nucleare di Fukushima nel 2011.
Oliver Meier, ricercatore senior presso la sede di Berlino dell’Istituto per la ricerca sulla pace e la politica di sicurezza dell’Università di Amburgo, in una recente intervista ha affermato che l’impegno della Germania a partecipare come Stato osservatore alla prima riunione potrebbe contribuire a rafforzare il multilateralismo e il disarmo nucleare. Quando gli è stato chiesto del desiderio del Giappone di fungere da ponte fra Stati nucleari e non nucleari ha risposto che, partecipando come osservatore, il Giappone poteva svolgere un ruolo che solo un paese che ha vissuto un attacco atomico era in grado di assolvere, e ha fatto notare che “un ponte” non può adempiere alla sua funzione senza impegnarsi direttamente nelle discussioni con entrambe le parti.87
Nel 2017 il Giappone ha organizzato il Gruppo di persone eminenti per un progresso concreto del disarmo nucleare (SAG), invitando esperti sia degli Stati nucleari sia di quelli non nucleari. In seguito si sono tenute ulteriori riunioni di approfondimento, e le delibere della Prima riunione degli Stati parti del TPNW potrebbero diventare più costruttive se il Giappone partecipasse come osservatore e condividesse i risultati delle attività del SAG. Invito il Giappone ad assumersi tale impegno, mentre si adopera per firmare e ratificare quanto prima il Trattato.
Il primo incontro degli Stati parti della Convenzione sulle bombe a grappolo, per esempio, ha visto la partecipazione di trentaquattro Stati come osservatori, e in seguito molti di loro sono diventati Stati parti.88 Perciò è essenziale che il maggior numero di paesi partecipi alla Prima riunione degli Stati parti del TPNW, al fine di constatare gli sforzi assidui e la forte determinazione sia degli Stati parti sia della società civile per giungere all’abolizione delle armi nucleari. Ciò farebbe apprezzare meglio i nuovi orizzonti di possibilità per il mondo che il TPNW può aprire.
Il significato del TPNW va oltre il quadro di un trattato per il disarmo convenzionale, poiché alla base c’è un impegno verso i precetti dell’umanitarismo, cioè impedire una distruzione catastrofica, e quelli su cui si fondano i diritti umani, cioè salvaguardare il diritto alla vita della popolazione mondiale. In termini dei beni comuni globali, di cui ho parlato prima riguardo al cambiamento climatico, il TPNW è indispensabile per proteggere la pace dell’umanità nel suo complesso e preservare l’ecosistema globale che è la base per la vita di questa generazione e di quelle future.
Tenendo presente il pieno significato del TPNW, occorre avviare un dibattito serio sugli effetti negativi per il mondo di una sicurezza dipendente dalle armi nucleari ora, nel corso della nostra esistenza e nel futuro.
La prima riunione può costituire un’opportunità per dialogare attraversando le differenze. Sono convinto che con l’aumentare del numero di Stati parti e della consapevolezza del vero valore e significato del TPNW  da parte di quelli che attualmente ritengono di non poterlo firmare o ratificare, l’energia e la volontà politica necessarie a porre fine all’era delle armi nucleari cresceranno sempre di più.
È per questa ragione che chiedo di istituire un segretariato permanente come veicolo di coordinamento delle iniziative dei governi e della società civile, allo scopo di rendere universali gli ideali e gli impegni del TPNW.
Attraverso la prima campagna People’s Decade for Nuclear Abolition, lanciata dalla Sgi nel 2007, abbiamo lavorato insieme a Ican e ad altri gruppi per sostenere l’adozione di un trattato per la messa al bando delle armi nucleari. La seconda campagna, iniziata nel 2018, l’anno successivo all’adozione del TPNW, ha l’obiettivo di universalizzare gli ideali del Trattato attraverso l’impegno della società civile. Quest’anno intendiamo imprimere un ulteriore slancio in questa direzione poiché siamo convinti che il sostegno della popolazione mondiale sia essenziale per rafforzarne l’efficacia.
Il professor Galbraith indicava l’eliminazione della minaccia nucleare come un obiettivo cruciale per il quale tutti dovevamo lavorare insieme, una conclusione che rifletteva la sua esperienza diretta delle numerose e tumultuose crisi del ventesimo secolo. Alla fine della sua autobiografia, A Life in Our Times (Una vita nel nostro tempo), afferma: «Ho notato che le persone che scrivono le proprie memorie hanno difficoltà a rendersi conto di quando, riguardo alle questioni pubbliche, si dovrebbero fermare».89 Dal canto suo conclude il libro con un argomento diverso dall’economia, il suo campo di competenza, e sceglie invece di parlare delle armi nucleari, una realtà a cui aveva continuato insistentemente a pensare da quando aveva visitato il Giappone nel 1945, poco dopo i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki.
A tal fine riporta un discorso che tenne nel 1980: «Se non riusciamo a controllare la corsa alle armi nucleari, tutti gli altri temi di cui stiamo discutendo in questi giorni non avranno significato. Non avrà senso parlare di diritti civili perché non ci sarà nessuno che potrà goderne. Non ci saranno problemi di degrado urbano perché le nostre città non ci saranno più. Dunque dissentiamo pure, spero con buon umore, su tutte le altre questioni. […] Ma concordiamo sul dire a tutti i nostri connazionali, ai nostri alleati, a tutti gli esseri umani, che lavoreremo per porre fine all’orrore nucleare che aleggia come una nube su tutta l’umanità».90
Come Galbraith ha osservato in maniera tanto incisiva, la natura disumana delle armi nucleari non si limita alle conseguenze catastrofiche del loro uso. Non importa come o per quanto tempo le persone si sforzino di realizzare un mondo o una società migliore, perché una volta iniziata una guerra nucleare tutto sarà stato inutile. La realtà dell’era nucleare è che tutti siamo costretti a vivere accompagnati costantemente dal peggiore, dal più incomprensibile e assurdo pericolo che si possa immaginare.
L’impegno della Sgi per l’abolizione delle armi nucleari risale alla dichiarazione pronunciata dal presidente Toda nel settembre 1957. Mentre cresceva la corsa agli armamenti fra gli Stati detentori di armi nucleari, solo un mese prima l’Unione Sovietica aveva sperimentato con successo un missile balistico intercontinentale (Icbm), creando una nuova realtà  nella quale tutte le parti del mondo erano ora esposte alla possibilità di un attacco nucleare.
Di fronte a questa realtà agghiacciante, Toda sottolineò che l’impiego di armi nucleari da parte di qualsiasi Stato andava assolutamente condannato, ed espresse apertamente il suo sdegno davanti all’ideologia soggiacente che ne giustifica il possesso: «Voglio esporre e strappare gli artigli che si celano nelle profondità di queste armi».91
Ricordo come se fosse ieri l’indignazione del mio maestro per la natura disumana delle armi nucleari, che privano ognuno e ognuna di noi del significato e della dignità della nostra vita e possono distruggere alla radice il funzionamento della società umana. Come suo discepolo determinato a realizzare i suoi ideali, percepii la sua giusta rabbia nelle profondità del mio essere.
Convinto che non si possa trasformare il destino dell’umanità senza risolvere il problema delle armi nucleari, il male fondamentale della civiltà moderna, ho costantemente riproposto questo tema nelle mie proposte di pace annuali sin dal 1983, e mi sono impegnato per la messa al bando di tali ordigni.
Vari decenni dopo è entrato in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, un trattato che riflette  lo spirito della dichiarazione di Toda, e adesso sta per svolgersi la prima riunione degli Stati parti. Abbiamo raggiunto una fase cruciale nelle iniziative per abolire le armi nucleari, lo scopo tanto agognato da una moltitudine di persone in tutto il mondo, a partire dagli hibakusha, cioè le vittime dei bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki e coloro che hanno subito i dolorosi effetti dello sviluppo e dei test di queste armi condotti in varie parti del mondo.
Per adempiere alla nostra responsabilità verso il futuro dobbiamo portare fino in fondo tale compito. Con questa ferma convinzione la Sgi continua ad avanzare, promuovendo la solidarietà della società civile e specialmente dei giovani, verso la creazione di una cultura di pace in cui ogni persona possa godere del  diritto di vivere in autentica sicurezza.

 

Note:

75“Joint Statement of the Leaders of the Five Nuclear-Weapon States on Preventing Nuclear War and Avoiding Arms Races” (Dichiarazione congiunta dei leader dei cinque Stati possessori di armi nucleari per prevenire una guerra nucleare ed evitare la corsa agli armamenti), La Casa Bianca, Governo degli Stati Uniti, 3 gennaio 2022, https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statementsreleases/2022/01/03/p5-statement-on-preventing-nuclear-war-and-avoiding-arms-races/ (ultimo accesso 26 gennaio 2022).

76Cfr. Sipri (Istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace), Sipri Yearbook 2021: Armaments, Disarmaments and International Security. Summary (Annuario Sipri 2021: armi, disarmi e sicurezza internazionale. Una sintesi), giugno 2021, https://sipri.org/sites/default/files/2021-06/sipri_yb21_summary_en_v2_0.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2022), p. 12

77 Ibidem, p. 16.

78Izumi Nakamitsu, “‘Eliminating the Existential Threat of Nuclear Weapons’: Opening Remarks by Ms. Izumi Nakamitsu, High Representative for Disarmament Affairs” (Eliminare la minaccia alla vita delle armi nucleari. Discorso di apertura di Izumi Nakamitsu, Alta rappresentante per gli affari del disarmo), 30 settembre 2021, Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo, https://front.un-arm.org/wp-content/uploads/2021/09/IPPNW-opening-remarks-30-September-2021.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2022), p. 3.

79Ibidem, p. 4.

80Assemblea generale dell’Onu, Trattato di non proliferazione nucleare, A/RES/2373(XXII), Risoluzione adottata dall’Assemblea generale il 12 giugno 1968, http://www.un.org/ga/search/view_doc.asp?symbol=a/res/2373(xxii) (ultimo accesso 26 gennaio 2022), Preambolo.

81“Joint Soviet-United States Statement on the Summit Meeting in Geneva” (Dichiarazione congiunta di Unione Sovietica e Stati Uniti al Summit di Ginevra), Ronald Reagan Presidential Library and Museum, 21 novembre 1985, https://www.reaganlibrary.gov/archives/speech/joint-soviet-united-states-statement-summit-meetinggeneva (ultimo accesso 26 gennaio 2022).

82Fumihiko Yoshida, Kaku no Amerika: Toruman kara Obama made (Le armi nucleari degli Stati Uniti: da Truman a Obama), Iwanami Shoten, Tokyo, 2009, p. 151.

83Daisaku Ikeda e Michail Gorbaciov, “Shinseiki no akebono” (L’alba di un nuovo secolo), in Ushio, marzo 2009, Daisanbunmei-sha, Tokyo, pp. 170-71. 

84“Joint Statement of the Leaders of the Five Nuclear-Weapon States”, op. cit.

85“Japan-U.S. Joint Statement on the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons (Npt)” (Dichiarazione congiunta di Giappone e Stati Uniti sul Trattato di non proliferazione nucleare (Npt)), Ministero degli affari esteri del Giappone, 21 gennaio 2022, https://www.mofa.go.jp/files/100292319.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2022).

86Cfr. Ican (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari), “Appello delle città di Ican”, https://cities.icanw.org/list_of_cities (ultimo accesso 26 gennaio 2022).

87Cfr. Oliver Meier, “Doku, kaku kinshi joyaku kaigi obuzaba sanka: ‘Kaku kyoyu’ iji demo igi, Hanburuku-dai no Maiya shunin kenkyuin ni kiku” (Significato della partecipazione della Germania come osservatrice nella 1MSP del TPNW, anche se è a favore della condivisione nucleare: un’intervista al dr. Oliver Meier, ricercatore senior all’Università di Amburgo), Chugoku Shimbun, 6 dicembre 2021, https://www.hiroshimapeacemedia.jp/?p=113402 (ultimo accesso 26 gennaio 2022).

88Cfr. Ican, “Observing the First Meeting of States Parties to the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons” (Riguardo alla prima riunione degli Stati parti del Trattato per la proibizione delle armi nucleari), Documento programmatico, agosto 2021, https://d3n8a8pro7vhmx.cloudfront.net/ican/pages/2213/attachments/original/1630485997/Observers_Briefing_Paper_Aug2021.pdf (ultimo accesso 26 gennaio 2022), p. 2.

89John Kenneth Galbraith, A Life in Our Times, Houghton Mifflin Company, Boston, 1981, p. 537.

90Ibidem.

91Josei Toda, “Declaration Calling for the Abolition of Nuclear Weapons”, 8 settembre 1957, https://www.joseitoda.org/vision/declaration/read.html (ultimo accesso 26 gennaio 2022). Il testo italiano della Dichiarazione si trova sul sito https://senzatomica.it/dichiarazioni-onu/dichiarazione-contro-le-armi-nucleari/.