Verso il Trattato per la proibizione delle armi nucleari

16/02/2011

«Cerchiamo di capirci: questa è una questione che interessa tutti, ovunque. Un’unica bomba nucleare esplosa in una città — si tratti di New York o di Mosca, di Islamabad o di Mumbai, di Tokyo o di Tel Aviv, di Parigi o di Praga — potrebbe uccidere centinaia di migliaia di persone. E indipendentemente da ciò che potrebbe accadere, non c’è limite a quelle che potrebbero essere le conseguenze per la nostra sicurezza globale, la nostra vita, la nostra società, la nostra economia, la nostra stessa sopravvivenza»

(Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, discorso tenuto a Praga il 4 aprile 2009)

Il percorso per l’abolizione delle armi nucleari ha fatto notevoli progressi. Sono stati compiuti importanti passi avanti ma questo non deve far abbassare la guardia perché, nonostante questi aspetti positivi, il sistema è ancora vulnerabile. Per esempio, l’AIEA, che si occupa di controllare l’effettivo uso pacifico dei materiali fissili, non ha ancora il potere e la libertà di agire in modo efficace. Basti pensare che il suo budget è inadeguato e non ha subito, in termini reali, aumenti significativi negli ultimi venticinque anni mentre i suoi impegni si sono moltiplicati. È necessario compiere un’ulteriore svolta. Dal 1968 (anno della firma del Trattato di Non Proliferazione) è cambiato il modo di concepire l’uso e il possesso delle armi nucleari, e dopo la fine della Guerra Fredda è stato sottolineato più volte e da diverse parti la necessità di superare la logica della deterrenza. L’appello pubblicato il 4 gennaio 2007 da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn affermava che il ricorso degli Stati alla logica della deterrenza è obsoleto. L’anno dopo, il 24 luglio 2008, in Italia i deputati Massimo D’Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e il professor Francesco Calogero, che ricevette il premio Nobel per la Pace nel 1995 come segretario generale di Pugwash, firmarono un appello simile in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari. Quest’onda ha avuto una notevole spinta dalla politica del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che nel suo discorso a Praga nell’aprile del 2009 ha dichiarato di volere rendere il mondo libero dalle armi nucleari. In seguito, i ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al segretario della NATO per chiedere un dibattito sul ritiro delle armi tattiche statunitensi dal suolo europeo. L’obiettivo della Campagna Senzatomica è l’approvazione di un Trattato per la proibizione delle armi nucleari. Questo obiettivo è condiviso con molti altri movimenti e organizzazioni della società civile che aderiscono ad ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons).

Questo Trattato sarà uno strumento giuridico più avanzato rispetto al Trattato di non proliferazione (entrato in vigore nel 1970 e rinnovato a tempo indeterminato): l’obiettivo del TNP è infatti la “non proliferazione” (cioè tenere sotto controllo l’aumento delle armi nucleari e dei paesi che le possiedono) mentre l’obiettivo del futuro Trattato per la proibizione delle armi nucleari è il disarmo nucleare totale.

Negli ultimi anni, il sostegno dei governi per un Trattato permettere fuori legge ed eliminare le armi nucleari è cresciuto notevolmente.
A partire dal 2008, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha invitato le nazioni a negoziare una Convenzione sulle armi nucleari come un modo per adempiere gli obblighi derivanti dal Trattato di non proliferazione.

Alla conferenza di revisione quinquennale del TNP nel maggio 2010, due riferimenti a una convenzione sulle armi nucleari sono presenti nel documento finale concordato. Inoltre, emerge con chiarezza la considerazione delle catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso di armi nucleari. Nel documento finale si dice infatti esplicitamente che «la Conferenza esprime profonda preoccupazione per le catastrofiche conseguenze umanitarie di qualunque uso di armi nucleari e riafferma la necessità che tutti gli Stati, in ogni occasione, ottemperino sempre alla legge internazionale pertinente, inclusa la Legge umanitaria internazionale».
Da quella conferenza, gli appelli da parte dei governi per avviare i lavori per una convenzione sulle armi nucleari sono cresciuti sempre di più.
Oltre alle dichiarazioni ufficiali di supporto per una convenzione, sono molte le prese di posizione anche di organizzazioni non governative.
Nel 2011, la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa, che hanno 97 milioni di volontari e membri a livello globale, hanno messo in campo tutta la loro autorevolezza a sostegno di un trattato per l’abolizione delle armi nucleari.
Esaminando la posizione espressa da 194 Paesi del mondo, si nota che 146 – circa tre quarti – sostengono l’avvio immediato di negoziati che portino ad un Trattato. Solo 26 sono contrari e 22 si mantengono “neutrali”.
Tutta l’America Latina, i Caraibi e l’Africa sono in favore di un Trattato sulle armi nucleari, con la maggior parte delle nazioni dell’Asia, del Pacifico e del Medio Oriente. Il supporto è più debole tra Europa e Nord America, dove ci sono molti Paesi che fanno parte della NATO.
Sono solo quattro i membri della Comunità europea favorevoli – Austria, Irlanda, Malta e Svezia – e solo un membro della NATO è a favore, la Norvegia. Russia e Israele oppongono resistenza.
Tra gli Stati che hanno armi nucleari, quattro hanno espresso il loro sostegno ad una Convenzione: Cina, India, Pakistan e Corea del Nord.
Tre dei Paesi elencati come “neutrali” sono alleati non-NATO degli Stati Uniti e sono sotto l’ombrello nucleare degli Stati Uniti: Australia, Giappone e Corea del Sud.
Cinque sono i Paesi della Nato indicati come “neutrali”: Canada, Croazia, Germania, Islanda e Romania.
La maggior parte delle altre nazioni neutrali hanno alleanze militari con la Francia (es. Andorra e Monaco) o Stati Uniti (es. Isole Marshall e Micronesia) o stanno cercando di entrare nella NATO (es. Macedonia).
I Paesi favorevoli ad una Convenzione costituiscono circa l’81 % della popolazione mondiale, i “neutrali” sono pari al 5 % e i contrari al 14 %.
Negli Stati dotati di armi nucleari che non appoggiano la Convenzione – vale a dire, gli Stati Uniti, la Russia, la Gran Bretagna, la Francia e Israele – i sondaggi mostrano che il pubblico è comunque favorevole ad un Trattato per il divieto totale.

L’Italia ha votato contro le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per una Convenzione sostenendo che per il disarmo nucleare è preferibile un approccio graduale che coinvolge misure concrete (tra le quali viene considerata misura urgente, ad esempio, l’approvazione di un Trattato che vieti la produzione di materiale fissile), piuttosto che un approccio globale. Un sondaggio presso l’ opinione pubblica nel 2007 ha mostrato che il 94,6 % degli italiani sostiene una Convenzione.

Il ruolo determinante della società civile diventa sempre più evidente.
ICAN ha organizzato Forum della società civile ad Oslo, Nayarit e Vienna a cui hanno partecipato centinaia di campagne e movimenti per l’abolizione delle armi nucleari, in concomitanza con le riunioni istituzionali/ufficiali dei rappresentanti dei governi di tutto il mondo.

Significativi passi in avanti sono stati compiuti.
La conferenza di Oslo (marzo 2013) ha posto come centrale la questione dell’impatto umanitario delle armi nucleari.
La conferenza di Nayarit (Messico, febbraio 2014) ha reso evidente l’impegno e l’effettivo peso politico della maggior parte dei governi nei confronti degli stati possessori di armi nucleari. Alla conferenza di Vienna (dicembre 2014), il governo austriaco si è impegnato a “colmare il divario legale” per il divieto e l’eliminazione delle armi nucleari. L’impegno austriaco si basa sulla convinzione che le armi nucleari sollevano profonde questioni morali ed etiche che vanno oltre i dibattiti sulla loro legittimità e che ora sono necessari sforzi per stigmatizzare, vietare ed eliminare queste armi del terrore. In una comunicazione inviata alla conferenza di Vienna, Papa Francesco ha dichiarato che le armi nucleari vanno “bandite una volta per tutte”.
Tutti i Forum hanno ribadito che la società civile ha un ruolo fondamentale nel sostenere il Trattato di divieto. La società civile, attraverso il cruciale approccio umanitario, ha contestato l’accettabilità delle armi nucleari ed è riuscita a rafforzare l’idea che le armi nucleari sono armi di terrore disumane.

Questa è la migliore opportunità che abbiamo mai avuto di vietare ed eliminare le armi nucleari. Insieme con il governo austriaco, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN) sta lavorando per incoraggiare altri Stati ad approvare questo impegno e l’iniziativa del processo per bandire le armi nucleari. La SGI è presente e attiva in questo processo.