La storia del Manifesto Russell-Einstein

16/02/2011

Verso la metà degli anni ’50 la Guerra Fredda sembrava aver raggiunto una situazione critica: entrambi i contendenti possedevano la bomba all’idrogeno, un’arma con un potenziale distruttivo teoricamente illimitato anche per una singola testata. Furono sperimentate testate capaci di sprigionare un’energia migliaia di volte superiore a quella sprigionata dalle bombe che avevano raso al suolo Hiroshima e Nagasaki e ucciso all’istante decine di migliaia di persone. USA e URSS non mostrarono la minima esitazione nell’inserire a pieno diritto i nuovi ordigni nei loro progetti di strategia bellica. Il presidente Eisenhower dichiarò pubblicamente che sarebbero stati usati “esattamente allo stesso modo nel quale si usano i normali proiettili”. 

Nel prendere atto di questa situazione estremamente pericolosa il filosofo e scienziato Bertrand Russell scrisse ad Albert Einstein, suggerendo che “i più eminenti uomini di scienza avrebbero dovuto fare qualcosa di grande effetto, per far comprendere alla gente ed ai governi le catastrofi che potevano essere causate”. Si rendeva necessario “sottolineare con forza […] che la guerra avrebbe potuto significare l’estinzione della vita sul pianeta” e che, di conseguenza, nell’era nucleare, le nazioni dovevano imparare a convivere in pace. Bisognava fare qualcosa che “lasciasse il segno, sia nella coscienza della gente comune che in quella dei leader politici”. Russell stese una prima copia della dichiarazione che fece poi circolare tra un gruppo di illustri scienziati, nella speranza di ottenere la loro sottoscrizione. 

L’impresa si dimostrò ardua. Nel contesto della Guerra Fredda non era facile convincere intellettuali di quel calibro ad ignorare le loro differenze di vedute politiche e concentrarsi su quello che era l’interesse comune dell’umanità. Gli scienziati dell’Unione Sovietica e della Cina si rifiutarono di firmare il documento. Nell’aprile di quell’anno Einstein, dopo una breve malattia, morì. Una delle ultime cose che fece prima di morire fu di scrivere una lettera a Russell, dicendogli che aveva deciso di firmare il documento. In seguito Russell riuscì a convincere altri nove eminenti scienziati: Percy Bridgman, Hermann Muller e Linus Pauling dagli Stati Uniti, Cecil Powell e Joseph Rotblat dalla Gran Bretagna, Hideki Yukawa dal Giappone, Frédéric Joliot-Curie dalla Francia, Max Born dalla Germania Ovest e Leopold Infeld dalla Polonia. 

Il 9 luglio 1955, a Londra, durante una conferenza pubblica gremita di rappresentanti dei mezzi di informazione, Russell annunciò per la prima volta quello che fu poi conosciuto come “il Manifesto Russell-Einstein” e che rappresenterà il primo importante documento di denuncia sulla minaccia rappresentata dalle armi nucleari per il genere umano. A questo primo documento ne seguiranno negli anni altri, ad iniziativa di scienzati e leader religiosi. Il Manifesto Russell-Einstein è un accorato appello degli scienziati “come esseri umani ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticatevi del resto. Se riuscirete a farlo si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; se non ci riuscirete, si spalancherà dinanzi a voi il rischio di un’estinzione totale”. Il manifesto invita gli scienziati e la gente comune a sottoscrivere la seguente risoluzione: «In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa». 

I firmatari del Manifesto Russell-Einstein giocarono un ruolo importante nella nascente campagna contro le armi nucleari. Un gruppo di 52 premi Nobel per la scienza, organizzato da Max Born, firmò la Dichiarazione di Mainau, che chiedeva a tutte le nazioni di “rinunciare alla forza come soluzione decisiva per le controversie”, altrimenti, l’unica prospettiva sarebbe stata la distruzione totale. Insieme a Rotblat, Russell fondò il movimento chiamato ‘Pugwash’, che si proponeva di riunire gli scienziati di ogni paese, da entrambi i lati della Cortina di Ferro, per discutere sulla fattibilità di un eventuale disarmo e del controllo delle armi nucleari. Queste conferenze permetteranno a scienziati di tutto il mondo, ed in particolare a quelli sovietici e americani, di confrontarsi sulla questione  delle armi nucleari “come esseri umani, e non come rappresentanti di questa o quella nazione”, in accordo con quanto dichiarato nel Manifesto Russell-Einstein (da Il Manifesto Russell-Einstein). Rotblat e il Pugwash ricevettero ex aequo il premio Nobel per la Pace nel 1995. Il cosiddetto Movimento Pugwash (il cui nome ufficiale per esteso è Pugwash Conferences on Science and World Affairs) è tutt’oggi presente in 40 paesi ed attivo in tutto il mondo. 

Dopo il discorso inaugurale tenuto ad un incontro della “Campaign for Nuclear Disarmament”, Russell ne fu eletto presidente. Muller fece severi e potenti ammonimenti sugli effetti genetici della radioattività, Pauling chiamò a raccolta scienziati, negli Stati Uniti e in tutto il mondo, contro i test nucleari, diventando così una spina nel fianco dell’amministrazione Eisenhower. Anche Pauling riceverà il premio Nobel per la Pace.