Sugli obiettivi e sul significato di proibire le armi nucleari
26/03/2017
A/CONF.229/2017/NGO/WP.8
Conferenza delle Nazioni Unite per la negoziazione di uno strumento giuridicamente vincolante per bandire le armi nucleari, verso la loro totale abolizione
23 marzo 2017
New York, 27-31 marzo 2017 e 15 giugno-7 luglio 2017
Sugli obiettivi e sul significato di proibire le armi nucleari
Presentato dalla Soka Gakkai Internazionale (SGI)
Introduzione
- Con l’inizio della conferenza delle Nazioni Unite per la negoziazione di uno strumento giuridicamente vincolante per bandire le armi nucleari, verso la loro totale abolizione, sottolineiamo l’importanza di riflettere sulle implicazioni di questa iniziativa su scala globale. Un quadro e un contesto più ampi, che si estendano oltre gli impegni giuridici e politici, possono aiutare a visualizzare scenari diversi per il futuro, e a ottenere un coinvolgimento maggiore delle singole persone, della società civile e degli stati verso la realizzazione di un mondo libero dalle armi nucleari. Offrire questo tipo di riflessioni e prospettive è in linea con la richiesta espressa nella Risoluzione ONU 71/258 adottata dall’Assemblea Generale circa “la partecipazione e il contributo” della società civile, e può essere considerato un compito particolarmente appropriato per i movimenti e le organizzazioni della società civile che traggono ispirazione da fonti religiose ed etiche. Come organizzazione religiosa che si basa sul Buddismo, dedita a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’abolizione delle armi nucleari, la SGI desidera presentare il seguente documento con lo scopo di contribuire alle delibere e affinché la conferenza si concluda con un esito positivo.
Confrontarsi con la realtà del nucleare
- Come la serie di Conferenze internazionali sull’impatto umanitario delle armi nucleari ha chiarito, le armi nucleari sono diverse dagli altri tipi di armi, persino dalle altre armi di distruzione di massa. Il livello della loro letalità – la distruzione istantanea, duratura e indiscriminata che scatenano – conduce a una fondamentale distinzione qualitativa rispetto a tutte le altre armi.
- Le armi nucleari hanno superato i confini di ogni comune logica degli armamenti, degli equilibri di potere o di deterrenza, e sono diventate il mezzo per un omicidio-suicidio planetario. Come sottolinea Daisaku Ikeda, Presidente della SGI, “la disumanità delle armi nucleari non va ricercata soltanto nell’enorme potere distruttivo che hanno. Essa giace nel potenziale di annientare e rendere vani gli sforzi diligenti di generazioni di esseri umani […] Le armi nucleari rappresentano la negazione e il rifiuto della nostra stessa umanità […]”.[1]
- Oltre all’orrore e alla repulsione che la prospettiva di un qualsiasi uso di armi nucleari provoca, vi è il desiderio sincero e ampiamente condiviso che queste armi non siano mai più impiegate. Tale sentimento si trova espresso con forza senza precedenti nelle parole e nelle azioni degli hibakusha del mondo, vittime dell’utilizzo, della produzione e dei test di armi nucleari.
- Riconosciamo inoltre questo desiderio e questa determinazione nei leader politici mondiali, inclusi i capi degli stati in possesso di armi nucleari che hanno sostenuto in prima persona l’imponderabile fardello di avere il destino del mondo nelle proprie mani. Fino a oggi questo desiderio ha dato origine ad azioni coraggiose in tema di disarmo. Al contempo, è stato spesso legato alla dottrina della deterrenza. Richiediamo ai leader politici di questi stati di separare tali concetti, riconoscendo che il contenimento di una violenza catastrofica non può essere confuso con la sicurezza o la pace.
Demilitarizzare le relazioni internazionali
- Sosteniamo completamente le argomentazioni umanitarie a favore della proibizione delle armi nucleari, che mettono in evidenza la contraddizione insita nel fatto che le armi nucleari sono ancora legali mentre altre armi meno indiscriminate e disumane sono state vietate. Allo stesso tempo, desideriamo promuovere il riconoscimento della natura fondamentale della trasformazione che tale divieto implica e che la loro eliminazione richiederà. Dobbiamo, ad esempio, chiederci se l’umanità può continuare a organizzare gli stati politici intorno alla violenza, alla sua monopolizzazione e alla legittimazione che ne risulta.
- Lo scopo di realizzare un mondo libero dalle armi nucleari dovrebbe essere inteso come parte integrante del più ampio sforzo di demilitarizzare le relazioni internazionali e sviluppare una concezione non violenta dello stato.
- Tale affermazione, tuttavia, non significa che è necessario sancire una nuova serie di condizioni da realizzare prima che le armi nucleari possano essere bandite ed eliminate. Piuttosto, possiamo trarre forza dal potere profondamente trasformativo del confrontarsi con la realtà delle armi nucleari e dell’intraprendere passi concreti per bandirle ed eliminarle. Siamo fiduciosi che lo sforzo per rispondere a questa inaccettabile e incombente minaccia alla vita e alla dignità umana attingerà da un coraggio, una visione d’insieme e una premura che le singole persone, le organizzazioni, le società e le culture politiche non avevano ancora messo in campo.
Superare il paradigma della deterrenza
- Negli ultimi anni la logica della deterrenza è stata messa in discussione sotto diversi punti di vista, inclusi quello legale, quello etico e quello pragmatico. Le tradizioni religiose hanno contribuito a sviluppare questo argomento.
- In quanto buddisti, individuiamo un riferimento prezioso in queste parole di Shakyamuni: “Guarda quelli che combattono, pronti a uccidere! Mentre impugnano le armi e si preparano all’attacco sorge in loro la paura”[2]. Ciò rimanda direttamente alla psicologia degli armamenti, della violenza e della sicurezza, e mette in luce la logica implicita in un confronto ostile. Essa sovverte la logica della deterrenza comunemente diffusa: armamenti più grandi e più letali non comportano la liberazione dalla paura, ma anzi la amplificano e la aggravano, infondendo un senso di impotenza e rassegnazione nei confronti di una violenza apparentemente inevitabile.
- Contrastare la patologia globale e radicata della paura e dell’impotenza è un punto cruciale di questa conferenza.
Il diritto di vivere e prosperare sulla Terra
- Le Zone libere da armi nucleari, o NWFZ (Nuclear-Weapon-Free Zones), rappresentano una fonte determinante in cui individuare dei precedenti in termini legali e pratici per un trattato che metta al bando le armi nucleari. Esse forniscono inoltre un inestimabile corpus di insegnamenti e di esperienze circa la trasformazione positiva del concetto di sicurezza che il disarmo porta con sé. Molti stati all’interno delle NWFZ si sono impegnati nel non voler rappresentare una minaccia militare nei confronti dei loro vicini, allo scopo di creare una regione in cui i cittadini di tutti gli stati possano vivere liberi dalla paura di tali minacce.
- Riconoscere il diritto di tutti i popoli della Terra a vivere liberi dalla paura della distruzione nucleare è lo scopo ultimo di questa conferenza. Significherebbe altresì adempiere all’impegno per i diritti umani universali che è il cuore della missione dell’ONU fin dalla sua fondazione.
- Quando nel 1957 il secondo Presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, pronunciò una dichiarazione in cui chiedeva il divieto e l’abolizione delle armi nucleari, basò il suo discorso su una precisa affermazione: “Noi, cittadini del mondo, abbiamo il diritto inviolabile di vivere”[3].
- La visione che può rendere possibili la realizzazione e il mantenimento di un mondo senza armi nucleari sorge da un profondo impegno nel proteggere i diritti e la dignità di tutte le persone, in ogni luogo. Ciò implica essere pronti a schierarsi a favore dei diritti di tutti e a riconoscere il valore di ciò che ciascuno serba nel cuore, e richiede la comune determinazione di portare a termine il nostro sacro impegno di lasciare alle generazioni future un pianeta sul quale la vita, umana e non, possa prosperare.
Unire le voci della coscienza pubblica
- La società civile può aiutare a conferire un volto umano a problemi che altrimenti sarebbero discussi solo a livello nazionale e governativo. Per avere successo, un trattato che bandisca le armi nucleari deve essere qualcosa di più di un accordo fra governi. Deve considerare, rispecchiare e rappresentare le voci dell’intera famiglia umana, per ciascuna delle quali questo trattato costituisce una questione di vitale importanza. Idealmente, dovrebbe aprire la strada a una nuova forma di legge internazionale e trarre la sua forza e legittimità dal diritto inviolabile di tutte le persone – dell’umanità intesa nella sua diversità e totalità – di vivere e prosperare sulla Terra.
- L’opinione consultiva riguardo la minaccia o l’uso di armi nucleari espressa dalla Corte Internazionale di Giustizia nel luglio 1996 era stata istruita sulla base di circa quattro milioni di “dichiarazioni di coscienza pubblica”, presentate in quaranta lingue. Oggi vogliamo che si faccia ancora più leva sulla forza della coscienza individuale e collettiva per sostenere, rafforzare e arricchire il processo di negoziazione per un trattato che metta al bando le armi nucleari.
- Si tratta di una questione che riguarda tutti noi. Le voci delle persone di tutto il mondo devono essere ascoltate, specialmente quelle dei giovani, delle donne, dei popoli indigeni e degli altri gruppi soggetti a emarginazione. La società civile può apportare un contributo decisivo presentando simili espressioni di coscienza in sede di negoziazioni e alla comunità internazionale.
- È il momento di dare una forma nuova, creativa e a sostegno della vita al desiderio universalmente condiviso che non si ricorra mai più all’uso di armi nucleari. L’umanità merita il tipo di pace che può essere realizzato solo quando le persone si uniscono superando tutte le differenze per sostenere e proteggere la dignità della vita. Questa è l’opportunità di fronte alla quale si trova adesso la nostra generazione: erigere un monumento eterno alla capacità umana di affrontare con coraggio realtà catastrofiche, imparare da questi nuovi modi di essere e indirizzare il nostro destino verso un più lieto fine.
Raccomandazioni
- Incoraggiamo la conferenza di negoziazione a:
- (a) Mantenre la consapevolezza della natura storica di questa iniziativa globale, e rimanere imperterrita di fronte a tutti gli ostacoli.
- (b) Includere nel testo del trattato il riconoscimento del fatto che le armi nucleari sono inaccettabili e che devono essere proibite ed eliminate a causa della loro natura disumana.
- (c) Continuare a incoraggiare la partecipazione di tutti gli stati, riconoscendo che queste negoziazioni hanno lo scopo di rendere effettivo l’Articolo VI del NPT, il quale obbliga le parti a perseguire in buona fede e portare a compimento i negoziati verso l’abolizione delle armi nucleari.
- (d) Continuare a dare ascolto alle voci della società civile, specialmente a quelle degli hibakusha del mondo, così che il processo di negoziazione sia caratterizzato da una costante ottica umana; dichiarare che il trattato è espressione dell’impegno condiviso da parte di tutta l’umanità affinché le sofferenze patite dagli hibakusha non debbano ripetersi mai più.
[1]“Messaggio per il simposio ‘Dialogo: una strada da percorrere per l’eliminazione delle armi nucleari — Prospettive dei movimenti per la pace della Norvegia e del Giappone” di Daisaku Ikeda, 5 settembre 2016.
[2]Budda no kotoba [Le Parole del Budda], di Hajime Nakamura, 1958.
[3]“Dichiarazione per la messa al bando e l’eliminazione delle armi nucleari,” di Josei Toda, 1957.