L’8 settembre 1957, due anni dopo la dichiarazione di Russell ed Einstein, il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, rilasciò la sua epocale “Dichiarazione per l’abolizione delle armi nucleari” davanti a cinquantamila membri della sua organizzazione, affidando ai giovani la missione di diffondere il suo messaggio in tutto il mondo.
“L’odierno “Festival della gioventù” è stato benedetto da un cielo sgombro e soleggiato, senza traccia del temporale di ieri, come se anche il cielo avesse risposto al vostro entusiasmo. Con un grande sentimento di gioia, ho visto come gli atleti partecipanti alle gare mostrassero in ogni momento lo spirito della Soka Gakkai, mentre gli altri applaudivano con calore. Nondimeno, per quanta gioia provi oggi, è inevitabile che la Soka Gakkai sia ancora oggetto di nuove persecuzioni. Sono completamente preparato a sostenere qualsiasi attacco mi toccasse personalmente. Detto questo, vorrei condividere con i presenti quelle che spero voi consideriate parte delle mie istruzioni finali per il futuro.
Come dico da tempo, la responsabilità del futuro riposa sulle spalle dei giovani. Non è necessario che vi dica che la nostra missione è kosen‐rufu (ndr: diffondere il valore del rispetto per la vita). Dobbiamo assolutamente portarla a termine. Ma oggi vorrei esprimere con chiarezza i miei sentimenti e la mia posizione riguardo alla sperimentazione delle armi nucleari, argomento aspramente dibattuto a livello sociale. Spero che, come miei discepoli, farete vostra questa mia dichiarazione e che diffonderete il suo scopo nel mondo intero, al meglio delle vostre possibilità. Sebbene nel mondo stia prendendo forma un movimento per la messa al bando degli esperimenti sulle armi nucleari, è mio desiderio andare oltre, attaccare il problema alla radice. Voglio denudare e strappare gli artigli che si celano nelle estreme profondità di simili ordigni. Per questo invoco la pena di morte per coloro che dovessero decidere di utilizzare le armi nucleari, senza che si tenga in considerazione il fatto che appartenga a un Paese vincitore o a un Paese sconfitto, e senza che conti la nazionalità di appartenenza.
Perché dico questo? Perché noi, cittadini del mondo, abbiamo il diritto inviolabile di vivere. Chiunque metta in pericolo questo diritto è un demone, un mostro. Propongo che l’umanità applichi, in ogni caso, la pena di morte contro i responsabili dell’uso delle armi nucleari, anche se quelle persone dovessero appartenere al Paese vincitore di un conflitto.
Anche se un paese dovesse conquistare il mondo con l’uso di armi nucleari, i conquistatori devono essere visti come diavoli, come l’incarnazione del male. Credo che divulgare quest’idea in tutto il mondo sia la missione di ogni membro della Divisione Giovani in Giappone.
Termino esprimendo il mio sincero auspicio che tutti voi diffondiate questo mio primo appello nel mondo intero con lo stesso forte spirito dimostrato oggi nel festival dello sport.”
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