Numero di armi nucleari, il report annuale 2022

18/07/2023

Poiché nel 2022 la paura di una guerra nucleare è salita ai massimi livelli dai tempi della Guerra Fredda, l’arsenale globale disponibile all’utilizzo da parte delle forze armate dei nove stati dotati di armi nucleari è aumentato, come mostra l’ultima edizione del Nuclear Weapons Ban Monitor lanciato il 29 marzo 2023.


Fonte: SIPRI Yearbook

In collaborazione con la Federation of American Scientists, il Nuclear Weapons Ban Monitor ha pubblicato gli ultimi dati disponibili sulle forze nucleari globali. All’inizio del 2023, i nove Stati dotati di armi nucleari avevano circa 12.512 testate nucleari, di cui 2.936 ritirate e in attesa di smantellamento. Le restanti 9.576 testate nucleari sono disponibili per l’uso militare e hanno un potere distruttivo collettivo pari a più di 135.000 bombe di Hiroshima.

Hans M. Kristensen, direttore del Nuclear Information Project presso la Federation of American Scientists e collaboratore del Nuclear Weapons Ban Monitor, ha dichiarato:

“Ogni anno, l’inventario globale delle testate nucleari diminuisce leggermente; ciò è avvenuto anche nel 2022, quando è passato dalle 12.705 testate dell’inizio dell’anno alle 12.512 testate stimate per il gennaio 2023, ma questo fatto è ancora vero solo perché la Russia e gli Stati Uniti ogni anno smantellano un esiguo numero delle testate nucleari più vecchie che sono state ritirate dal servizio. Russia, Cina, India, Corea del Nord e Pakistan hanno comunque ampliato le loro scorte di testate nel 2022, con un corrispondente aumento di 136 testate dalle 9.440 disponibili all’inizio del 2022 alle 9.576 del 2023”.

“Questo aumento è preoccupante e segue una tendenza che è iniziata nel 2017. Se non si pone un freno, presto vedremo aumentare anche il numero totale di armi nucleari nel mondo per la prima volta dalla Guerra Fredda”, ha dichiarato la redattrice del Nuclear Weapons Ban Monitor, Grethe Østern del Norwegian People’s Aid.

Mentre tutti i nove Stati dotati di armi nucleari (Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) rifiutano di aderire al TPNW, il Ban Monitor rileva che la loro condotta non è compatibile con esso, anche perché continuano a sviluppare, produrre e accumulare armi nucleari.
Ancora una volta, la loro condotta nel 2022 era palesemente incompatibile con l’obbligo del TPNW di eliminare le armi nucleari. Non è stato dimostrato che nessuno degli Stati dotati di armi nucleari abbia espresso la volontà di perseguire intenzionalmente il disarmo nucleare. Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti hanno quindi continuato a non rispettare l’obbligo previsto dall’articolo VI del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) di “concludere in buona fede trattative su misure efficaci”[1] sul disarmo nucleare.
Ma non sono solo gli Stati dotati di armi nucleari a perseguire politiche incompatibili col TPNW. Un totale di 35 Stati non dotati di armi nucleari, tra cui i 32 cosiddetti Stati-ombrello del mondo, l’anno scorso hanno violato uno – o più di uno – dei divieti del TPNW, principalmente assistendo e incoraggiando il continuo possesso di armi nucleari per loro conto.

L’Europa conta il numero più alto di paesi che compiono azioni in contrasto con il TPNW e che hanno votato contro il Trattato in sede ONU. Paesi che continuano a sostenere la legittimità e la necessità delle armi nucleari, e che costituiscono un grosso ostacolo al disarmo nucleare. Ciononostante, come sottolinea il Ban Monitor, il TPNW ha acquisito più forza nel 2022. La velocità con la quale nuovi paesi ratificano o aderiscono al trattato è aumentata, dopo una flessione durante la pandemia da COVID-19. La Prima Conferenza degli Stati Parti, svoltasi a Vienna nel giugno 2022, ha rappresentato un importante traguardo, grazie all’adozione di una dichiarazione e di un primo piano di azione, all’attenzione senza precedenti dedicata ai diritti delle persone direttamente colpite dalle armi nucleari, alla necessità di azioni di assistenza alle vittime e di bonifica ambientale per le aree colpite da test nucleari. Cinque stati sotto l’ombrello nucleare statunitense hanno partecipato alla conferenza di Vienna in qualità di osservatori, mostrando i primi cenni di una volontà di interagire costruttivamente sulla base del Trattato.

Al 29 marzo 2023, il TPNW conta 68 stati parti e ulteriori 27 paesi che hanno firmato, ma non ancora ratificato, il Trattato. Ciò significa che mancano solo altri 4 Stati firmatari o aderenti al Trattato per superare il 50% del numero complessivo di Stati nel mondo. Nella sua prefazione all’edizione 2022 del Ban Monitor, la Sottosegretaria Generale e Alta Rappresentante per il Disarmo, Izumi Nakamitsu, scrive: “Mentre gli stati rimangono gli attori principali nelle negoziazioni internazionali per il disarmo, l’evoluzione del TPNW ha mostrato l’efficacia della collaborazione tra gli Stati, la società civile e il mondo accademico. Progetti come questo dimostrano che un’informazione ben documentata e un’analisi accurata possono stimolare il dibattito e dunque contribuire al raggiungimento del nostro obiettivo condiviso di un mondo libero dalle armi nucleari”.

Henriette Westhrin, Segretaria Generale di Norwegian People’s Aid, uno dei partner della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN), ha dichiarato: “La crisi ucraina ha dimostrato come le armi nucleari non creino pace, o stabilità. Esse non prevengono le aggressioni ma consentono invece lo svolgersi di una guerra tradizionale, e incentivano quei rischi che conducono a una guerra nucleare”.

Il Direttore Esecutivo ad interim di ICAN, Daniel Högsta, ha dichiarato: “Il Ban Monitor di quest’anno dimostra quanto sia urgente per gli stati nucleari e i loro alleati iniziare una discussione credibile e concreta sui passi che portano al disarmo. Dimostra inoltre in modo concreto che il TPNW sta affermandosi sempre più chiaramente come la via maestra per raggiungere un mondo libero da queste disumane armi di distruzione di massa”.

[1] https://www.isprambiente.gov.it/files/temi/trattato-non-proliferazione.pdf