I gruppi religiosi sostengono la causa del disarmo

25/11/2016

pubblichiamo un’analisi di T.K. Fernandes dal sito nuclearabolition.info

NEW YORK (IDN) – Sin dai giorni dell’uso letale delle armi atomiche su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, la comunità internazionale ha ambito all’eliminazione delle armi nucleari. Nonostante la lentezza del progresso, la società civile ha incessantemente invocato un mondo libero dal nucleare, ed è di fatto un passo più vicina alla realizzazione di questo desiderio.

Nel corso dell’intervista con IDN (InDepthNews), il Direttore della sezione Pace e Diritti Umani presso il Soka Gakkai International (SGI), Kimiaki Kawai, ha sottolineato l’importanza del disarmo nucleare, affermando: “Tutti noi affrontiamo sfide globali comuni, come i cambiamenti climatici, la povertà, la fame e le catastrofi. Perché non utilizzare le nostre immense risorse per finalità ancor più significative?”.

Il Direttore esecutivo della sezione Pace e Questioni Globali presso l’SGI, Kazuo Ishiwatari, ha espresso sentimenti simili, facendo riferimento alle popolazioni prive delle risorse necessarie. “Non disporre delle risorse necessarie conduce alla povertà, e la povertà prima o poi conduce al conflitto”, ha affermato.

E ha aggiunto: In tale ottica, la pace non è pace, senza disarmo.

La SGI è un’organizzazione buddista volta da oltre 50 anni all’abolizione delle armi nucleari.

Tra le osservazioni espresse in occasione del Quinto Forum Umanitario per le Campagne in Favore del Disarmo, Ishiwatari ha illustrato l’importanza della società civile nei processi di disarmo. “Perché questi processi hanno bisogno di essere umanizzati… gli esponenti della società civile possono apportare contributi decisivi all’introduzione di tale prospettiva”, ha dichiarato.

In particolare, Ishiwatari ha sottolineato il ruolo delle organizzazioni religiose come la SGI in tali iniziative, poiché tali gruppi possono rappresentare e veicolare la voce della società civile.

Susi Snyder, Manager del Programma di Disarmo Nucleare per PAX, ha sostenuto tale idea, evidenziando il comune rispetto delle comunità religiose nei confronti della dignità umana.

“Le comunità di fede si sono sempre schierate contro l’uso delle armi nucleari perché le armi nucleari non sono compatibili con tutto ciò che è umano”, ha dichiarato all’IDN, aggiungendo che la minaccia della violenza nucleare non è altro che un “doloroso attacco” all’umana dignità.

PAX è la sigla che riunisce l’IKV, Concilio Interconfessionale di Pace delle organizzazioni cattoliche per la pace, e il Pax Christi.

Nel mese di maggio, una coalizione formata da organizzazioni religiose, incluse PAX e SGI, si è riunita in una sola voce collettiva.

“Leviamo le nostre voci nel nome della ragione e dei valori comuni dell’umanità. Ci opponiamo all’immoralità del trattare intere popolazioni come ostaggi minacciati di una morte crudele e miserabile. Esortiamo i leader politici mondiali a raccogliere il coraggio necessario a interrompere la spirale sempre più profonda della sfiducia che danneggia l’esistenza delle umane società e che minaccia il futuro di tutti noi”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta.

Nonostante il trattato del 1970 sulla non proliferazione delle armi nucleari, (NPT), tali armi restano ampiamente diffuse.

Secondo l’ICAN, Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, esistono ancora circa 15,000 armi nucleari, possedute da nove paesi soltanto. Per l’ACA, Associazione per il controllo sulle armi, la stima precisa è di 15,500 armi, il 90% delle quali appartenenti alla Russia e agli Stati Uniti. Circa 2000 testate sono in stato di allarme rosso e sono pronte ad essere lanciate in pochi minuti, rivela l’Istituto internazionale di Stoccolma per le ricerche sulla pace.

Dopo intense negoziazioni avvenute nel corso dell’ultima Conferenza di revisione del TNP, gli stati membri, inclusi Russia e Stati Uniti, non sono pervenuti a soluzioni significative tese ad un mondo libero da armi nucleari.

Ishiwatari e Kawai hanno espresso la necessità di modificare il concetto di sicurezza, passando dalla concentrazione sugli armamenti all’elaborazione di un nuovo concetto, quello di sicurezza umanitaria.

La sicurezza umanitaria è l’estensione del concetto di sicurezza umana: essa abbraccia la protezione non solo delle persone, ma anche dell’ambiente, come ha spiegato a IDN la fondatrice dell’Istituto acronimo per la diplomazia sul disarmo, Rebecca Johnson.

“[La sicurezza umanitaria] non solo persegue l’obiettivo del disarmo e della protezione delle popolazioni vulnerabili e delle loro vite e dei loro umani diritti, ma intraprende anche azioni positive per lo sviluppo della pace e della sicurezza, e per proteggere l’ambiente dalle attività militari ed economiche distruttive.

Per quanto la sicurezza umana aiuti ad “umanizzare” il concetto di disarmo, sia Kawai che Johnson hanno osservato quanto l’idea sia stata spesso utilizzata per giustificare l’azione militare, dietro il pretesto della “Responsabilità di proteggere” (R2P).

Invece, come afferma Rebecca Johnson, la sicurezza umanitaria privilegia l’azione protettiva non violenta, e sprona sia lo stato che il cittadino all’azione.

Al fine di accogliere quest’idea e di incamminarsi verso un mondo libero dal nucleare, molti hanno considerato l’idea di un’adeguata preparazione sul tema.

“L’educazione al disarmo coinvolge due aspetti: fornire informazioni adeguate e, al contempo, favorire un atteggiamento mentale che aiuti le persone a interpretare tali informazioni in un modo che possa influire significativamente sul nostro futuro”, ha dichiarato Kawai all’IDN.

Johnson ha sottolineato la necessità di integrare l’educazione al disarmo all’educazione ai diritti umani, alla gestione dei conflitti e allo sviluppo della pace, e di avviare tale educazione in tenera età.

“L’educazione deve iniziare presto e continuare nel corso della vita e del lavoro, affinché le persone e i paesi resistano ai venditori di armi e determinino e stemperino le situazioni violente prima che diventino esplosive”, ha dichiarato Johnson.

In una relazione volta a “informare e responsabilizzare i giovani al fine di trasformarli in agenti di pace”, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha sottolineato l’importanza di portare nelle scuole le discussioni su queste questioni così critiche.

Kawai ha affermato che già tante persone in più sono interessate alla questione.

Nel 2014, la sezione Giovani della SGI giapponese ha ottenuto oltre 5 milioni di firme nel corso della campagna Nuclear Zero, volta all’eliminazione delle armi nucleari. La petizione è stata consegnata alle Isole Marshall, il cui governo ha avviato azioni legali contro i nove paesi dotati di armi nucleari, colpevoli di fallimento nell’ottemperanza degli obblighi previsti dalle leggi internazionali, volte all’eliminazione delle armi nucleari in tutto il mondo.

La “Generazione del cambiamento” ha inoltre rinnovato il proprio impegno durante il Summit Internazionale della Gioventù per l’Abolizione del Nucleare, tenutosi a Hiroshima nel 2015, dichiarando: “Le armi nucleari appartengono ad un’era ormai tramontata, sono il simbolo della minaccia alla nostra realtà attuale, ma che non avrà posto nel futuro che stiamo creando… noi, la gioventù di tutto il mondo, stiamo raccogliendo il coraggio per farci avanti e onorare finalmente quelle promesse di abolizione ormai vecchie di decenni.”

Sebbene la Corte Internazionale di Giustizia abbia respinto il tentativo delle Isole Marshall, la speranza nella proibizione delle armi nucleari si è rinfocolata presso le Nazioni Unite.

Il Gruppo di lavoro aperto (OEWG), teso allo sviluppo di proposte per il perseguimento di negoziazioni multilaterali per il disarmo nucleare, al fine di ottenere e preservare un mondo senza armi nucleari, ha proposto, alla prima commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di convocare un incontro nel 2017, al fine di negoziare un trattato, giuridicamente vincolante, che proibisca ed elimini le armi nucleari.

“71 anni fa siamo entrati nell’era atomica, e in quel periodo non abbiamo proibito l’arma più atroce di tutte, quella nucleare. Ora, per la prima volta in 71 anni, c’è la possibilità di ovviare a quell’errore, negoziando il divieto”, ha affermato Snyder all’IDN.

Ha osservato che in tale occasione si è registrato un diffuso, travolgente desiderio di una risoluzione, “qualcosa che non avevamo mai visto.”

In una dichiarazione congiunta, anche altre organizzazioni religiose hanno invocato una risoluzione, affermando: “In tempi come questi, densi di conflitti e tensioni crescenti, e con la costante minaccia del nucleare, è più che mai urgente denuclearizzare sia le crisi internazionali che le risoluzioni dei conflitti internazionali.”

“C’è l’opportunità storica di fare un sostanziale passo avanti verso il progresso e, per l’Assemblea Generale, di assolvere alla propria funzione di istituzione globale rappresentante tutti i paesi e una società civile pienamente coinvolta”, prosegue la dichiarazione.

“Una volta approvata la decisione, gli stati e la società civile dovranno mantenere saldamente la propria posizione, affinché il trattato sia attuato in modo sempre più forte e universale”, ha dichiarato Snyder all’IDN.

“Credo sarà un atto molto importante, credo si sia ad un passo dal modificare le dinamiche legate a questa problematica… creare la piattaforma di pace del ventunesimo secolo”, ha affermato. [IDN-InDepthNews – 20 ottobre 2016]

IDN è l’agenzia principale dell’International Press Syndicate.