Per gli Stati Uniti è questo il momento giusto per adottare il principio del “No First Use”
20/09/2016
Pubblichiamo per gentile concessione dell’autore e della rivista la traduzione dell’articolo pubblicato il 7 settembre 2016 da European Leadership Network Londra
Per gli Stati Uniti è questo il momento giusto per adottare il principio del No First Use
di Carlo Trezza, Italia, Ex Ambasciatore presso la Repubblica di Corea e Inviato Speciale dell’Italia per il Disarmo e la Non-proliferazione. Presidente uscente del Regime di controllo delle tecnologie missilistiche (MTCR)
Mercoledì 7 settembre 2016
Ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia di sicurezza statunitense e sollecitare gli altri stati a fare altrettanto era uno dei punti fondamentali del nuovo approccio del Presidente Obama alla questione nucleare, come ha affermato egli stesso nella dichiarazione di Praga del 2009. Quel proclama coraggioso è stato rinforzato l’anno seguente dal Documento di Riesame della Strategia Nucleare (Nuclear Posture Review) del 2010, in cui l’amministrazione USA ha annunciato l’adozione di garanzie più solide contro l’uso e la minaccia dell’uso di armi nucleari contro stati non dotati di armi nucleari aderenti al TNP, in accordo con gli obblighi di non-proliferazione nucleare. Secondo il Documento, qualsiasi stato che abbia diritto a tali garanzie e utilizzi armi chimiche o batteriologiche contro gli Stati Uniti o suoi alleati e partner sarebbe stato posto di fronte a una “risposta militare convenzionale devastante” ma, in linea di principio, non a una risposta nucleare. Si trattava di una evoluzione significativa rispetto alle precedenti, più ambigue posizioni USA e NATO, basate sul tradizionale desiderio degli Stati Uniti di avere a disposizione tutte le opzioni possibili rispetto all’uso delle armi atomiche. Per rafforzare l’eredità del Presidente Obama in tema di nucleare – considerata deludente da alcuni – sembra che l’amministrazione USA stia attualmente ipotizzando un ulteriore passo avanti: l’impegno a non utilizzare per primi le armi nucleari. Gli Stati Uniti non darebbero dunque inizio a un conflitto nucleare.
Tale principio, conosciuto come No First Use, è stato all’ordine del giorno sin dagli albori dell’era nucleare. Durante la guerra fredda era promosso specialmente dall’Unione Sovietica a causa della sua supposta superiorità convenzionale e inferiorità nucleare: Mosca desiderava evitare una risposta nucleare da parte della NATO a una possibile azione militare convenzionale sovietica. Tuttavia, dopo il crollo dell’URSS, la Federazione Russa capovolse questo approccio. Basandosi stavolta sulla propria supposta inferiorità convenzionale, Mosca non volle più escludere una risposta nucleare anche di fronte a un attacco con armi convenzionali o chimiche/batteriologiche.
Attualmente la Cina è il solo stato tra i cinque dotati di armi nucleari aderenti al TNP (detti N5) ad avere adottato il principio del No First Use. Fino ad oggi la NATO nel suo insieme, con la sola eccezione del Regno Unito, ha mostrato una certa riluttanza ad adottare anche le più lievi garanzie espresse nel Documento di Riesame della Strategia Nucleare USA del 2010. Tra i quattro stati dotati di armi nucleari non aderenti al TNP (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord), solo l’India ha dichiarato di accettare il principio del No First Use.
Non bisogna comunque sopravvalutare un principio come quello del No First Use dati la sua unilateralità, la sua natura declaratoria, la sua reversibilità (non sarebbe legalmente vincolante) e la non verificabilità della sua applicazione. Tuttavia, se tale impegno fosse adottato dai nove paesi precedentemente menzionati, si tratterebbe di una svolta epocale rispetto alla conflittualità dell’attuale panorama strategico, in cui il rischio di una guerra nucleare è sensibilmente aumentato. Anche qualora fosse adottato unilateralmente dagli Stati Uniti, si tratterebbe comunque di un segnale estremamente significativo da parte di una delle principali potenze nucleari riconosciuta come tale. “In qualità di primo paese ad avere utilizzato tali armi” aveva detto il Presidente a Praga “gli Stati Uniti hanno la responsabilità morale di agire e di aprire la strada.”
Inoltre, un simile provvedimento non segnerebbe la fine dell’incubo nucleare: gli stati dotati dell’arma nucleare continuerebbero a detenerla.Gli Stati Uniti rimarrebbero protetti dalla rete di difesa missilistica più avanzata al mondo e manterrebbero la capacità di replicare a un attacco nucleare con una risposta nucleare devastante. Ma se tutte le potenze nucleari adottassero il principio del No First Use ciò porterebbe alla proibizione dell’uso delle armi nucleari e quindi a una considerevole riduzione della loro rilevanza strategica. Si tratterebbe di un enorme passo avanti sulla strada che conduce a un mondo libero dalle armi nucleari, un obiettivo condiviso all’unanimità dagli stati aderenti al TNP.
Come riportato in una recente dichiarazione di sostegno dei colleghi dell’Asia Pacific Leadership Network “una politica basata sul No First Use eliminerebbe la necessità di un ulteriore dispiegamento, dell’atteggiamento da “lancio al primo allarme” e della delega di autorità preventiva ai comandanti in campo, riducendo le eventualità di utilizzo accidentale e non autorizzato [di armi nucleari]”. Quindi il presidente Obama dovrebbe essere incentivato ad adottare questo principio, poiché del tutto coerente con la sua agenda di Praga. Washington potrebbe lanciare il progetto nell’ambito degli incontri tra i cinque stati dotati di armi nucleari aderenti al TNP, incontri inizialmente promossi da Des Brown, presidente dell’European Leadership Network, e incoraggiare i propri partner a unirsi. Una maggioranza potrebbe essere già pronta ad adottare questo principio. Il progetto potrebbe essere condiviso con altri stati e discusso nel quadro della Politica Estera e di Sicurezza Comune dell’Unione Europea, dove troverebbe molte voci a sostegno. In linea di principio anche il Movimento dei Paesi Non Allineati sarebbe favorevole e anche all’interno dell’Assemblea Generale dell’ONU sarebbe possibile raggiungere un consenso.
In un suo recente saggio Michael Krepon, co-fondatore dello Stimson Centre, ha indicato in modo brillante le molte ragioni per cui è nell’interesse degli Stati Uniti adottare il principio del No First Use. Egli giunge tuttavia alla sorprendente conclusione che “non è ancora il momento di scartare del tutto l’opzione di usare per primi le armi nucleari”. Indubbiamente si possono sempre aspettare circostanze più propizie. Ma proprio a causa delle crescenti tensioni, ci vuole più coraggio a muoversi verso la distensione che a insistere in una spirale di conflittualità. L’avvento di un leader più propenso a spingersi in questa direzione del Premio Nobel per la Pace Barack Obama è altamente improbabile. Il tempo di gettare le fondamenta di questo progetto è adesso.