riportiamo le conclusioni del paper di Emanuele Greco (Archivio Disarmo) sulla situazione degli arsenali nucleari nel 2013
Alcuni decenni anni fa c’era un arsenale nucleare mondiale di circa 80.000 testate nucleari e fino ad oggi c’è stata una riduzione di circa 60.000 testate, tra quelle schierate e quelle conservate nei depositi. Però, le testate smantellate sono quelle più vecchie, quelle meno potenti e meno utilizzabili. Sono state conservate le più letali. Numericamente nonostante si sia ridotto il numero, rimangono 19.000 testate nucleari, tra operative e non, e considerando che l’arma nucleare è un’arma di distruzione di massa indirizzata verso i centri abitati, ipoteticamente si potrebbero distruggere fino a 20.000 città in tutto il mondo: vorrebbe dire distruggere la vita del mondo dieci, venti volte o uccidere il proprio nemico altrettante volte, immediatamente, senza la necessità di arrivare a immaginare le conseguenze di un inverno nucleare sull’uomo.
Ciò dovrebbe far capire quanto sia necessario un cambio di rotta, che spinga i governi alla formulazione di nuove regole specifiche sul piano internazionale generalmente condivise (jus cogens) e la cui forza dev’essere fondata non sull’imposizione fra gli Stati, ma sulla libera convinzione dell’inalienabile diritto della persona umana a non essere privata indiscriminatamente della propria vita e ad essere tutelata in ogni condizione (persino in guerra, sia che si trovi o non si trovi hors de combat). Ci si riferisce alla citata opzione zero, cioè alla rinuncia spontanea all’utilizzo, alla minaccia e alla produzione delle armi nucleari, che si cristallizzi in norme di diritto inviolabili e indissolubili per le generazioni future: insomma nel primato del diritto sulla forza come garanzia di giustizia e di pace.
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