Gli Stati parte del TPNW offrono un’alternativa concreta alla pericolosa escalation in corso. La terza Riunione degli Stati parte del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) si è conclusa con successo presso la sede delle Nazioni Unite, con una potente Dichiarazione politica che condanna le armi nucleari e mette in discussione la logica della deterrenza. Inoltre, sono state adottate decisioni cruciali per rafforzare il processo del Trattato e accelerare il percorso verso un mondo libero da armi nucleari.
Durante la mattina è stato presentato il report del gruppo di lavoro sulla complementarietà del TPNW con tutti gli altri trattati internazionali e regionali sul disarmo e la non proliferazione, quali i Trattati per le zone libere da armi nucleari, il Trattato per la completa messa al bando dei test nucleari (CTBT) e il trattato di Non Proliferazione (NPT).
Il gruppo di lavoro, insieme agli Stati Parti e alla società civile, ribadisce che il TPNW è complementare a tutti i trattati esistenti all’interno della cornice del disarmo e della non proliferazione a partire dal Trattato di Non Proliferazione (NPT), in particolare rispetto all’art. 6 che obbliga gli Stati a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale.
Il TPNW, specialmente rispetto agli art. 6 e 7 che affermano l’obbligo di provvedere all’assistenza delle vittime e al risanamento ambientale, è complementare e fortemente collegato alla protezione e al rispetto dei diritti umani fondamentali quali il diritto alla vita, il diritto a vivere in un ambiente sicuro, sano e sostenibile e la convenzione dei diritti dei bambini, che sono incompatibili con l’uso, la sperimentazione, la produzione e la detenzione delle armi nucleari.
Una rappresentante di Human security Lab ha riportato inoltre i primi risultati di una ricerca che mostra come l’esistenza del TPNW rinforzi l’idea del taboo nucleare tra le persone e i militari.
Anche il gruppo di lavoro del Processo consultivo sulle preoccupazioni degli Stati in materia di sicurezza ha presentato il proprio report concludendo che la dottrina della deterrenza si basa su considerazioni che non hanno alcun tipo di certezza. Al contrario, le evidenze scientifiche sulle devastanti catastrofiche conseguenze a livello globale di qualsiasi uso anche accidentale delle armi nucleari sono assolutamente certe. Su queste premesse il report conclude che l’obiettivo dell’eliminazione delle armi nucleari è la risposta più logica, razionale e realistica ai pericoli nucleari e alle crescenti evidenze scientifiche.
Dalle 13:00 alle 14:15 nella Conference Room A delle Nazioni Unite si è tenuto il side-event dal titolo “Beyond the MSP: Youth Driven Synergies for A World Without Nuclear Weapons” (Oltre l’MSP: sinergie giovanili per un mondo senza armi nucleari), direttamente organizzato da Senzatomica in collaborazione con Youth4TPNW.
Questo evento ci ha visto in prima linea nel coinvolgimento delle nuove generazioni nel dibattito sul disarmo. Grazie alla collaborazione con Youth4TPNW, abbiamo avuto la possibilità di rafforzare e coordinare questa reta internazionale di giovani impegnata nella promozione del TPNW.
In questo evento Alessja Trama, coordinatrice delle politiche e della ricerca di Senzatomica, e Alice Ferrario, coordinatrice ufficio educazione ai diritti umani IBISG, hanno presentato lo strumento didattico progettato da Senzatomica “Parlamenti per la Pace”, con una simulazione che ha coinvolto i partecipanti (diplomatici, giovani leader e educatori).
La nostra sessione interattiva è stata seguita da un panel con alcuni interventi da parte di rappresentanti di organizzazioni giovanili che hanno discusso il legame tra il disarmo, il cambiamento climatico e le agende umanitarie.
Zhibek Toktash, rappresentante della Steppe Organization for Peace, ha illustrato come l’advocacy sul disarmo nucleare possa estendersi oltre gli spazi tradizionali del TPNW, trovando risonanza in altre piattaforme internazionali come la COP e il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC). Il suo intervento ha evidenziato l’importanza di integrare la questione delle armi nucleari nelle agende globali su clima e diritti umani, rafforzando così la consapevolezza e il sostegno a livello internazionale.
A seguire, Declan Penrose, membro della BASIC’s Emerging Voices Network, si è concentrato sulle strategie e le migliori pratiche per coinvolgere gli Stati dotati di armi nucleari nel dialogo sul disarmo. Il suo intervento ha messo in luce i principali ostacoli e le leve diplomatiche disponibili per incentivare un cambiamento di approccio, dimostrando come sia possibile favorire un impegno più concreto anche da parte di quei Paesi che ancora resistono al percorso di disarmo.
Infine, Aisha Rehman, rappresentante di Youth for TPNW, ha guidato la discussione sulla costruzione di un piano d’azione giovanile per il post-MSP. Il suo contributo ha fornito ai partecipanti strumenti concreti per proseguire l’attivismo anche dopo l’incontro, assicurando che l’entusiasmo e le strategie emerse durante l’evento si traducano in azioni tangibili capaci di mantenere viva l’impegno fino alla Conferenza di Revisione del TPNW.
Le considerazioni finali di Vanda Pranovska, rappresentante dell’UNODA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari del Disarmo), hanno riassunto i punti chiave emersi durante l’evento, in particolare ha sottolineato l’importanza dell’attivismo giovanile, evidenziando come la partecipazione attiva delle nuove generazioni sia essenziale per mantenere lo slancio verso un mondo senza armi nucleari, riconoscendo le iniziative presentate dai giovani leader e il loro impatto concreto.
Ha poi ricordato le iniziative dedicate ai giovani portate avanti proprio dall’UNODA, come lo Youth4Disarmament Forum.
L’evento ha visto la partecipazione di più di 80 partecipanti che hanno mostrato interesse e partecipazione attiva al workshop.
È stato importante creare uno spazio di condivisione di cui era sentita l’urgenza, all’interno del quale è emerso il desiderio da parte dei giovani di essere educati sul tema del disarmo nucleare. L’evento è stato inoltre l’occasione per i partecipanti di ricevere consigli e strumenti per per portare avanti l’impegno dei giovani oltre l’MSP e verso la Conferenza di Revisione (RevCon), mantenendo vivo lo slancio per un mondo senza armi nucleari.
In questo 80º anniversario dall’invenzione delle armi nucleari, dal primo test nucleare nel New Mexico e dai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, che causarono la morte di centinaia di migliaia di persone, tra cui oltre 38.000 bambini, gli Stati stanno sottolineando l’urgenza di porre fine una volta per tutte a questa minaccia. Per la prima volta, stanno anche riconoscendo la particolare vulnerabilità di neonati e bambini agli effetti delle armi nucleari.
Dopo sette intensi giorni di eventi, incontri e dichiarazioni, dentro e fuori dalle Nazioni Unite, la Nuclear Ban Week volge al termine.
Gli Stati hanno concordato di continuare a lavorare sul Piano d’azione di Vienna in 50 punti adottato nella prima riunione degli Stati parte nel 2022, per poter fare il punto sui progressi compiuti e preparare la prossima serie di azioni alla Conferenza di Revisione.
Con questa dichiarazione, gli Stati stanno ricordando al mondo che esiste un’alternativa concreta e credibile: l’eliminazione totale delle armi nucleari attraverso il TPNW.
La Conferenza di revisione del TPNW si terrà presso la sede delle Nazioni Unite a New York nel novembre 2026, con il Sudafrica in veste di presidente.
La sessione in plenaria ha proseguito affrontando il lavoro intersessionale portato avanti dagli Stati Parti per l’implementazione degli articoli del TPNW.
Alle 13:00 Senzatomica ha partecipato a un collegamento in diretta insieme a Francesco Vignarca di Rete Italiana Pace e Disarmo.
Nel pomeriggio si è svolto il Nuclear Survivors Forum 2025 ospitato da Peace Boat, in collaborazione con ICAN e con il supporto organizzativo della Qazaq Nuclear Frontline Coalition (QNFC).
Il Nuclear Survivors Forum 2025, giunto alla sua quarta edizione, ha visto la partecipazione di due Hibakusha (sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki) provenienti da Giappone e Corea, che hanno condiviso le loro testimonianze personali sull’impatto umanitario delle armi nucleari. A seguito degli interventi, è stato organizzato uno spazio dedicato al networking e alla discussione sugli articoli 6 e 7 del TPNW tra i membri delle comunità colpite e gli ospiti, per riflettere insieme sui bisogni e le aspettative rispetto l’assistenza alle vittime, il risanamento ambientale e la cooperazione e assistenza internazionale da parte degli Stati membri.
Dopo mesi di preparazione e incontri online di approfondimento, 120 giovani provenienti da ogni angolo del mondo si sono finalmente riuniti a New York per prendere parte alla Youth MSP (la Conferenza dei Giovani), organizzata dall’organizzazione Youth4TPNW.
Abbiamo avuto l’occasione di ascoltare le esperienze degli Hibakusha, in particolare quella di Masako Wada — Assistant Secretary General di Nihon Hidankyo, Premio Nobel per la Pace 2024 — e di Diana Murzagaliyeva Serikzhankyzy, una giovane kazaka di 18 anni, sopravvissuta agli effetti dei test nucleari.
La mattinata è proseguita con altri interventi e approfondimenti a cura di diverse associazioni che, in diverse parti del mondo, stanno portando avanti azioni (dall’educazione, alla sensibilizzazione, alla ricerca…) volte al disarmo nucleare. Tra questi, vi è stato anche il report della SGI, con un particolare focus sul Future Action Festival on Nuclear Abolition and Climate Crisis che si è tenuto lo scorso 16 marzo.
Durante la giornata abbiamo avuto la splendida occasione di conoscere tantissime/i giovani, sentire le loro esperienze, dialogare e stringere nuovi legami di alleanza e amicizia.
Siamo stati incoraggiati a non rassegnarci alla paura e a coltivare la speranza, con la consapevolezza che, anche se la responsabilità di aver creato le armi nucleari non è imputabile a noi giovani, rimane nostra la responsabilità di agire e batterci con tutte le nostre forze per costruire un mondo libero da queste armi.
Nel pomeriggio ci siamo messi in gioco, partecipando a workshop interattivi molto stimolanti, che hanno permesso di rafforzare le nostre conoscenze.
In particolare, abbiamo partecipato al workshop del Nuclear Truth Project — un’iniziativa internazionale che mette in connessione popoli indigeni e nativi, membri delle comunità colpite dallo sviluppo e dall’uso delle armi nucleari, organizzazioni internazionali e della società civile, esperti e governi impegnati per l’abolizione nucleare —, al workshop dedicato al consolidamento delle capacità di negoziazione e dialogo e, infine, ci siamo suddivisi per aree geografiche, per individuare, nel nostro caso, azioni concrete che possiamo intraprendere in collaborazione, come giovani provenienti da diversi Paesi europei.
Il 3° giorno di conferenza è stato caratterizzato dagli interventi degli Stati Parte che hanno condiviso la preoccupazione per la tendenza degli Stati nucleari ad ammodernare e ampliare i propri arsenali mettendo a rischio la sicurezza globale e hanno ribadito la loro convinzione che il disarmo e l’abolizione nucleare siano urgenti e necessari per realizzare un mondo realmente sicuro.
Anche la società civile ha condiviso le proprie dichiarazioni e proposte rispetto all’implementazione del TPNW.
In particolare riportiamo le dichiarazioni rilasciate da Youth For TPNW e Senzatomica in rappresentanza dei giovani impegnati nel disarmo nucleare.
Il discorso esprime la gratitudine agli Hibakusha e alle comunità colpite dallo sviluppo e dall’uso delle armi nucleari, sottolineando l’importanza della memoria storica e della trasmissione delle loro testimonianze. Si denuncia l’inefficacia della deterrenza nucleare e si promuovono azioni concrete per il disarmo, tra cui il rafforzamento della cooperazione con istituzioni locali, il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e la società civile, rafforzando la collaborazione e investendo nella paradiplomazia – diplomazia parallela portata avanti dalle persone comuni. Viene richiesto di fornire ai giovani strumenti e conoscenze adeguate, con maggiori investimenti nell’educazione sugli impatti umanitari delle armi nucleari.
Si chiede maggiore inclusione dei giovani nei processi decisionali e un impegno globale per l’eliminazione delle armi nucleari, evidenziando che solo attraverso l’educazione, il dialogo e gli sforzi diplomatici rivolti agli Stati dotati di armi nucleari affinché si impegnino con il TPNW, si potrà costruire un futuro sicuro e libero da questa minaccia.
In occasione della Giornata Internazionale della Consapevolezza sul Disarmo Nucleare e la Non Proliferazione, si è inoltre svolto l’evento commemorativo dal titolo “The History, Success, and Challenges of Nuclear Disarmament Education”, sponsorizzato dalla missione permanente del Kirghizistan, dall’UNODA e dalla Cornell University. All’iniziativa, che ha coinvolto numerose organizzazioni impegnate nell’educazione al disarmo nucleare, ha partecipato anche Senzatomica.
La mattina del 4 marzo, si è tenuto il panel intitolato ”Il vero costo della guerra nucleare – capire le conoscenze e le incognite e sfatare l’illusione di un “conflitto nucleare limitato”.
Melissa Parke (ICAN) ha moderato gli interventi che hanno visto alternarsi esperti con differenti background.
Il dibattito è iniziato smontando il mito del “conflitto nucleare limitato”. Tra i relatori, il Dr. Nick Ritchie (Università di York) che ha sottolineato che da 80 anni il mondo conduce un pericoloso esperimento: affidare armi di distruzione di massa a leader fallibili. L’unica conclusione possibile è il disarmo o la catastrofe.
Ritchie ha sottolineato che, a differenza di altri rischi esistenziali, quello nucleare potrebbe essere eliminato in modo relativamente semplice, smantellando gli arsenali e controllando i materiali fissili. Eppure, gli Stati dotati di armi nucleari continuano a insistere sul loro mantenimento, sostenendo che il rischio sia sotto controllo. Ma è davvero così? Ritchie ha smontato questa convinzione, evidenziando come la logica della deterrenza nucleare imponga, di fatto, un’escalation continua: per essere credibili, le minacce di utilizzo devono essere rese sempre più plausibili, alimentando il pericolo di una guerra.
Annie Jacobsen, autrice di Nuclear War: A Scenario, ha mostrato come una guerra nucleare si scatenerebbe in pochi minuti, senza possibilità di controllo. Le simulazioni militari dimostrano che una volta avviato, un conflitto atomico non può essere limitato, portando a conseguenze devastanti come l’inverno nucleare. L’idea di un uso limitato delle armi nucleari è, dunque, una pura illusione. Tuttavia, Jacobsen ha insistito sul fatto che la minaccia nucleare può essere contrastata con azioni concrete.
Edwick Madzimure (WILPF Zimbabwe) ha ampliato la discussione, denunciando come il possesso delle armi nucleari non solo minacci la sicurezza globale, ma contribuisca anche a creare un profondo squilibrio di potere. Gli Stati che possiedono l’arma atomica la utilizzano come strumento di dominio geopolitico, imponendo la loro volontà su quelli che ne sono privi. Inoltre, Madzimure ha posto l’accento sui costi enormi legati alla modernizzazione degli arsenali nucleari, sottolineando come questi fondi potrebbero essere impiegati in modo più utile per affrontare problemi globali come la crisi climatica. Ha ricordato anche le devastazioni causate dall’estrazione dell’uranio e dallo smaltimento dei rifiuti radioattivi, che colpiscono soprattutto le comunità più vulnerabili.
A chiudere il cerchio è stato il Dr. Zia Mian della Princeton University, che ha portato il dibattito su un piano ancora più profondo. Ha ricordato che già nel 1903 gli scienziati avevano previsto che l’energia atomica, se compresa e sfruttata, avrebbe potuto distruggere il mondo. Trent’anni dopo, il fisico Leo Szilard aveva cercato di fermare la costruzione delle armi nucleari, ma era stato ignorato. Il problema, secondo Mian, non è mai stato la mancanza di conoscenza, ma la volontà politica. Ancora oggi, gran parte delle informazioni sulle armi nucleari sono segrete, e la maggior parte delle persone negli Stati dotati di armamenti atomici non sa nemmeno come il proprio governo intenda utilizzarle.
Mian ha poi affrontato un tema chiave: la necessità di cambiare prospettiva. Il problema delle armi nucleari, ha detto, non può essere affrontato solo in termini di sicurezza nazionale. È necessario un cambiamento di mentalità, un passaggio dal nazionalismo alla consapevolezza di appartenere a una comunità globale, accomunata dallo stesso pericolo.
Nel corso del dibattito, il pubblico ha posto domande su come calcolare il rischio di una guerra nucleare e su come comunicare l’urgenza del disarmo. Ritchie ha spiegato che non esiste un modo oggettivo per misurare questa probabilità, perché dipende da fattori politici e psicologici imprevedibili. Madzimure ha insistito sull’importanza dell’educazione pubblica e della sensibilizzazione dei parlamentari. Mian ha ribadito che la conoscenza deve essere accompagnata da azione: il senso di impotenza di fronte alla minaccia nucleare è il più grande alleato dello status quo.
Il panel si è concluso con una riflessione fondamentale: la deterrenza nucleare è una costruzione umana, e come tale può essere smantellata. Il compito di chi lavora per il disarmo non è solo denunciare il pericolo, ma immaginare e costruire attivamente alternative. Il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) è un passo in questa direzione, ma il lavoro è ancora lungo. Come ha sottolineato Mian, la storia ci insegna che gli esseri umani spesso creano strumenti che non comprendono e non sanno controllare. Ma ci insegna anche che il cambiamento è possibile. Sta a noi decidere se accettare il rischio di un’apocalisse nucleare o lottare per un futuro diverso.
L’apertura della Terza Conferenza degli Stati Parti del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) è stata segnata da una prima giornata di grande intensità. Nella gremita Trusteeship Council Chamber del Palazzo di Vetro, rappresentanti degli Stati e della società civile hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti all’uso e ai test delle armi nucleari, le dichiarazioni dei leader politici e gli interventi degli esperti. Il messaggio è stato unanime: il controllo degli armamenti e la non proliferazione non sono più sufficienti, è necessario procedere con l’eliminazione totale delle armi nucleari.
Tra gli interventi si sono susseguiti quelli di Izumi Nakamitsu (UN High Representative for Disarmament Affairs), Elyse Mosquini (International Committee of the Red Cross), Melissa Parke (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), Jiro Hamasumi (Nihon Hidankyo), Taraem Taukaro (Affected Communities), Enrique Ochoa (Mexico), Ambassador Flávio Roberto Bonzanini (Agency for the Prohibition of Nuclear Weapons in Latin America and the Caribbean (OPANAL).
Izumi Nakamitsu, la rappresentante del Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, ha aperto la terza riunione degli Stati Parti del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), sottolineando il continuo deterioramento della situazione geopolitica e l’aumento delle minacce nucleari. Ha espresso preoccupazione per la persistente retorica nucleare e per l’erosione degli strumenti di disarmo, che alimentano la percezione errata che le armi nucleari garantiscano la sicurezza.
Nonostante queste sfide, ha individuato motivi di speranza:
Infine, ha auspicato l’approvazione di una dichiarazione politica ambiziosa che evidenzi l’impatto umanitario delle armi nucleari, rafforzi l’assistenza alle vittime e risanamento ambientale, e richiami gli Stati nucleari al rispetto degli impegni di disarmo. Ha concluso ribadendo l’importanza di continuare a lavorare per eliminare definitivamente le armi nucleari.
Nel suo discorso di apertura, la Direttrice Esecutiva di ICAN, Melissa Parke, ha sottolineato che le armi nucleari sono state create dall’uomo e possono essere smantellate dall’uomo. Non è un sogno utopico, ma una necessità concreta. Ha ricordato le parole di John F. Kennedy pronunciate proprio in questo stesso Palazzo di Vetro nel 1961: “Le armi da guerra devono essere abolite prima che loro aboliscano noi”.
Ha poi citato il Premio Nobel per la Pace Joseph Rotblat, l’unico scienziato ad aver abbandonato il Progetto Manhattan per motivi morali, che definì la deterrenza nucleare “la più alta forma di terrorismo”.
Nel pomeriggio si è svolto il side-event organizzato dalla SGI, dedicato alla presentazione del documentario “I Want to Live On”, un racconto intenso e toccante sulle testimonianze dei sopravvissuti ai test nucleari in Kazakistan.
L’evento, moderato da Chie Sunada (SGI Office of Peace and Global Issues), si è aperto con l’intervento di Tomohiko Aishima (SGI Office of Peace and Global Issues) e ha visto la commovente testimonianza di Diana Murzagaliyeva Serikzhankyzy, una giovane kazaka di 18 anni, sopravvissuta agli effetti dei test nucleari. La proiezione è stata seguita da una sessione di domande e risposte con il regista del documentario.
Domenica 2 marzo ha preso il via la Nuclear Ban Week di New York con l’ICAN Campaigner Forum, un momento di incontro e confronto per gli attivisti di tutto il mondo, organizzato in occasione della 3ª Conferenza degli Stati Parti (MSP) del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). L’evento si è svolto in un luogo altamente simbolico: la Riverside Church, la stessa chiesa dove nel 1967 Martin Luther King Jr. pronunciò il suo celebre discorso “Beyond Vietnam”. In quell’occasione, King denunciò con forza l’impatto devastante della guerra, collegando il militarismo alle ingiustizie sociali e alla povertà. Un messaggio di giustizia e pace che risuona ancora oggi, mentre il mondo affronta la minaccia delle armi nucleari.
Durante il Forum, i partecipanti hanno condiviso aspettative e strategie per questa 3MSP, analizzando come rafforzare il movimento per il disarmo nucleare. Attraverso sessioni interattive e brainstorming, gli attivisti hanno discusso nuove modalità per coinvolgere la società civile e rendere sempre più concreta la lotta contro le armi nucleari.
Comitato Senzatomica
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