Le donne vengono ascoltate?

01/06/2014

Riportiamo un interessante articolo di Beatrice Finh preso dalla raccolta Good Reads di iCan

Negli ultimi incontri sul disarmo, il tema della rappresentazione di genere è diventato oggetto di discussione. Durante l’NPT PrepCom 2014 è stato osservato che molti comitati di eventi collaterali consistevano di soli uomini, e ad una recente riunione di esperti della Convenzione su certe armi convenzionali (Convention on Certain Conventional Weapons CCW), a proposito di armi interamente autonome, 17 esperti sono stati invitati a parlare durante le sessioni plenarie. Non era presente nemmeno una donna.

Gli organizzatori sono soliti rispondere di non essere riusciti a trovare una donna adatta a partecipare. Si tratta evidentemente di una scusa, dato l’alto numero di donne esperte e qualificate sulla questione del disarmo.

Situazioni di questo tipo sono inaccettabili ma non inusuali. Le donne tendono ad essere sottorappresentate in campi quali la diplomazia, gli affari militari, la politica di alto livello e la ricerca. Sono sottorappresentate e lottano costantemente per farsi spazio o semplicemente per essere ascoltate e prese sul serio.

Il ‘Bulletin of the Atomic Scientists’ ha pubblicato recentemente una serie di articoli su “le donne e la politica delle armi nucleari”. Il ricercatore Reshmi Kazi, in uno degli articoli, afferma che l’influenza delle donne sulla politica nucleare è “tristemente bassa”, sia a livello nazionale che internazionale, così come negli ambiti politico, degli affari militari, scientifico e tecnologico.

L’evidenza mostra come le donne abbiano avuto dei ruoli decisivi nella  stesura della Convenzione sulle armi chimiche e biologiche, il Trattato sulla messa al bando delle mine, la Convenzione sulle munizioni a grappolo, e il Trattato sul commercio delle armi. Le donne sono soggetti chiave della politica su scala globale. Ma soprattutto le donne sono anche esperte qualificate, che apportano un punto di vista diverso e che ha bisogno di essere preso in considerazione.

Il caso di discriminazione all’interno del CCW è ancora più intollerabile considerando che è avvenuto all’interno delle Nazioni Unite, un organismo che dovrebbe essere un  modello contro la discriminazione e che è tenuto a rispettare la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in cui si afferma l’impegno nell’includere le donne nei dibattiti sulla pace e sulla sicurezza.

Il comitato sulle armi autonome, oltre agli innumerevoli comitati a componente soltanto maschile sulle questioni delle armi nucleari, mostra quanta strada si deve ancora fare per coinvolgere le donne in campi che tradizionalmente venivano considerati come prettamente maschili. All’interno di ICAN, alcune organizzazioni partner, incluso  Women’s International League for Peace and Freedom (Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà), Nobel Women’s Initiative, Norwegian People’s Aid, IANSA Women Network, così come la nostra copresidente Rebecca Johnson hanno pubblicato del materiale sui motivi per cui la prospettiva di genere sulle armi nucleari e il disarmo sono così importanti.

In un campo come quello del disarmo nucleare, una prospettiva di genere non è solo una questione di uguaglianza, ma anche un contributo inestimabile a un dibattito che è rimasto stagnante per decadi. Un equilibrio di genere in organismi e gruppi che lavorano su queste questioni dovrebbe essere una priorità.

Aumentare semplicemente il numero delle donne non è abbastanza per fare progressi sulla questione del disarmo; al contrario, una prospettiva di genere consapevole nei dibattiti e le trattative sul disarmo influenzerà l’opinione delle persone e delle società su temi come le armi, la guerra e il militarismo. Assicurarsi che le donne vengano rappresentate nei dibattiti politici è perciò un primo passo per garantire una prospettiva di genere di vasta portata.

In risposta ai 17 relatori, tutti uomini, del CCW, l’organizzazione Article 36, partner di ICAN, ha richiesto a coloro che si occupano di disarmo e controllo delle armi di impegnarsi ad astenersi dal prender parte a comitati formati da soli uomini.

ICAN accoglie tali iniziative e invita tutte le organizzazioni partner ad assicurarsi che qualsiasi comitato ed evento venga organizzato, esso includa donne in qualità di relatrici e collaboratrici, e che le organizzazioni partner di ICAN si informe siano sempre informate circa la presenza delle donne nel momento in cui accettano degli inviti.

Se voi o altre organizzazioni con cui lavorate vi state sforzando per trovare donne che possano partecipare a comitati ed eventi, ICAN è più che lieta di fornirvi una lunga lista di donne che lavorano attivamente e sono pronte ad esporre i loro interventi sulle armi nucleari, sulle campagne e sui movimenti della società civile da tutte le parti del mondo.

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(traduzione di: Luana Gabriele)